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Un'altra manovra restrittiva

La spending review è un altro colpo alla nuca dell'economia italiana.

Con grande ipocrisia, dopo la manovra Affossa-Italia del dicembre scorso, all'unisono esponenti della c.d. Troika ed esponenti del governo e della traballante maggioranza che lo sostiene, hanno detto sino alla nausea che bisognava promuovere la crescita senza indugi.
Lasciando da parte la riforma del mercato del lavoro, che con la crescita c'entra poco o punto e comunque molto alla lontana, il governo ha varato un fumoso decreto sviluppo da 80 miliardi potenziali - uno solo aggiuntivo, in realtà - facendo i soliti esercizi di riprogrammazione di fondi già stanziati ma mai erogati, a cui ci aveva abituato il prof. Tremonti che nel 2011 di decreti sviluppo ne aveva fatti due prima della manovra approvata il 15 luglio.

Conoscendo la caparbietà e rigidità del prof. Monti non mi aspettavo alcun allentamento delle manovre Quattro Monti, tanto più che proprio per l'aggravarsi della fase recessiva, l'obiettivo del pareggio di bilancio si sta allontanando vieppiù.
Il Presidente Monti è un uomo d'onore e cerca di fare di tutto per rispettare gli impegni assunti, non da lui ma dal suo predecessore, perché li condivide sinceramente. Tuttavia mi aspettavo che nella legge finanziaria 2013 il prof. Monti provasse a coniugare le esigenze della congiuntura con quelle della crescita. Invece no. Anche in questo caso, si è posto in perfetta continuità con la linea di politica economica e finanziaria di Tremonti. Anticipa la manovra restrittiva sull'assunto successo personale al Vertice europeo a cui i più attenti osservatori (vedi il Financial Times) non hanno creduto e non credono più. La vittoria è stata celebrata solo in Italia che aveva tanto bisogno di crederci. Il Pais - per la verità - gli ha riconosciuto una certa abilità nella regia.

Come si può credere alle cifre folli che il governo ha messo in giro, come la riduzione del 10% dei dipendenti di tutta la PA? Stiamo parlando di circa 350 mila persone che non sono tutte single. Si è chiesto il governo quali potrebbero essere gli effetti sulle aspettative e sulla domanda interna di una simile misura? Come pensa il governo di legiferare in materia, in un assetto istituzionale decentrato? Per carità, anche io sono per un'attenta politica di riduzione o azzeramento degli sprechi e, quindi, di riqualificazione della spesa pubblica - è questa la vera spending review - ma come si può credere che con i tagli, più o meno lineari (vedi la riduzione lineare delle piante organiche), si possa rilanciare la crescita.

Certo se si tagliassero le risorse all'amministrazione centrale e i trasferimenti agli enti sub-centrali, obtorto collo, i dipendenti pubblici sarebbero costretti ad utilizzare meglio le risorse residue. Ma se ci fosse un problema di riqualificazione del personale, di innovazione nell'organizzazione del lavoro, di digitalizzazione, di banda larga, di assunzione di personale qualificato, tutto questo chiederebbe un aumento e non una riduzione delle risorse. L'efficienza costa. Non scende come una manna dal cielo.
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