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Verso l'infinito

Al di là della tempistica e delle tecnicalità, quello che conta è che America ed Europa stanno facendo un salto di qualità nella risposta alla crisi. L’Europa è esasperata da due anni di guerra civile soft tra nord e sud e ha raggiunto il punto in cui anche la crescita tedesca è a rischio. L’America, pur crescendo, è esasperata dal fatto che l’occupazione, dopo qualche mese di recupero nel 2009, è praticamente immobile da due anni e mezzo. I politici europei e americani, impossibilitati ad agire dal timore di perdere consensi, hanno delegato il grosso del lavoro sporco alle banche centrali. Fed e Bce, dal canto loro, sono arrivate alla conclusione che se non si muovono loro non si muove nessuno. Il lavoro che hanno fatto finora è stato notevole, ma è riuscito solo a evitare un peggioramento della situazione. Ora bisogna fare di più.

Abbiamo scritto sopra che il finito e l’infinito sono incommensurabili. Gli umani possono concepire l’infinito, ma sono destinati a vivere nel finito anche se sono banchieri centrali. La Bce parte con l’illimitato, ma si scontrerà prima o poi con l’adesso basta della Germania. L’inquietudine di una parte dell’opinione pubblica tedesca verso l’euro e la Bce, faticosamente tenuta a bada dalla Merkel, non verrà meno. Bernanke, dal canto suo, ha nel Fomc una piccola ma vivace opposizione interna e sa già che Romney vincitore, fra due anni, non gli rinnoverà il mandato.

Nulla andrà liscio come l’olio, stiamone pur certi, ma questo non deve fare dimenticare che Bernanke e Draghi stanno tirando fuori gli artigli e intendono combattere con il coltello tra i denti.

Che fare, in questo contesto, con i portafogli? Le borse, i Btp e l’euro hanno già corso molto, è il caso di inseguirli? O non è piuttosto meglio portare a casa i guadagni? E che fare dei Bund e dei dollari?

In generale, guardando ai prossimi anni, c’è da essere abbastanza ottimisti sugli asset di rischio. Chi dice che siamo al quarantesimo mese di ripresa economica globale e siamo quindi, statisticamente, ormai vicinissimi alla prossima recessione non considera il fatto che, questa volta, siamo andati molto piano. Non c’è un solo serio segno di surriscaldamento in nessuna parte del mondo. Se non facciamo errori grossolani, la crescita può durare ancora molti anni.
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