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Come nel 1936

La capitolazione francese allora, quella europea e giapponese oggi.

L’accordo del 9 giugno 1936 prevede grandi aumenti salariali. Tre mesi dopo, la svalutazione.Se poi tutto andrà bene, dal 2016 in avanti ci muoveremo in territori assolutamente inesplorati. La grande disputa sulle politiche economiche degli anni Trenta è e rimarrà per sempre irrisolta perché lo scoppio del conflitto mondiale, determinando come sempre politiche fiscali e monetarie di guerra, interruppe da una parte e portò all’estremo dall’altra l’esperimento keynesiano.

Questa volta, non essendoci per fortuna all’orizzonte la guerra, procederemo senza copione.

Vedremo dunque l’ennesimo formarsi di una bolla azionaria come mezzo per ricreare fiducia e invitare le imprese a investire? Vedremo l’espandersi ulteriore della base monetaria globale? Che succederà all’inflazione quando la base monetaria si trasformerà finalmente in offerta di moneta? Che succederà quando i tassi saliranno e i bond di ogni ordine e grado inizieranno a flettere? Come verrà assorbito lo scoppio della bolla? Ricadremo in una crisi ancora più grave, come abbiamo fatto ogni volta dal 1987 a oggi?

(Nella foto: L’accordo del 9 giugno 1936 prevede grandi aumenti salariali. Tre mesi dopo, la svalutazione.)

È qui che Keynes si troverà ad affrontare il suo primo vero grande esame. Superare il primo tempo di un dopocrisi a colpi di moneta sovrabbondante e disavanzi pubblici è relativamente facile. Più difficile sarà superare il secondo tempo senza produrre danni collaterali pesanti e ricadute nella crisi.

Al momento, in ogni caso, i mercati si trovano in circostanze eccezionalmente favorevoli. È un momento magico, uno sweet spot in cui tutto sorride a chi compra. La crescita è debole al punto giusto. Se fosse più forte metterebbe in discussione le politiche delle banche centrali, se fosse ancora più debole toglierebbe legittimità al rialzo azionario. La Fed ha tutte le intenzioni di continuare a premere al massimo l’acceleratore, la Banca del Giappone e la Bce la stanno seguendo o si apprestano a seguirla su questa strada.

Le valutazioni cominciano a essere tirate nei comparti difensivi, ma rimangono molti settori ancora a buon mercato. Considerando gli eccessi in cui si è prodotto l’obbligazionario, con rendimenti al di sotto di ogni immaginazione, nulla vieta che a eccessi analoghi si lascino andare le borse.

È chiaro che a un certo punto bisognerà fare attenzione, ma non ora. Bisogna restare nel mercato e ruotare lentamente verso i ciclici.
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