La Cina, che è invece piena di problemi, ha in compenso la voglia di affrontarli. I problemi non sono il 7.5 per cento di crescita piuttosto che il 7.2 o il 7.0, quanto il modello di sviluppo del paese. L’espansione del credito, che in passato ha permesso di risolvere tanti problemi, sarà sempre meno utilizzabile su larga scala e dovrà essere riservata ai momenti di emergenza. Il cambio non potrà essere svalutato per motivi politici. L’ambiente degradato metterà un freno alla diffusione delle auto, che negli ultimi mesi hanno dato un contributo significativo alla crescita. Si impone quindi un ripensamento radicale e la discussione è in corso da quasi un anno. A ottobre, in occasione della conferenza economica, vedremo le decisioni. Al momento tutto fa pensare che privatizzazioni e liberalizzazioni saranno il piatto forte.
Resta l’Europa. La differenza in meglio rispetto alla Cina è che
il quadro macro europeo appare in fase di stabilizzazione. La differenza in peggio è che non si sa quanta voglia ci sia di affrontare i
problemi strutturali. E sappiamo che i problemi strutturali, proprio perché tali, non passano mai da soli.
Tutti, inclusi i mercati, si sono ormai rassegnati ad aspettare la sera del 22 settembre per sapere che governo avrà la
Germania e capire come verrà impostata la strategia europea. I paesi del sud europeo (destre e sinistre insieme), gli Stati Uniti e i mercati sperano che la Merkel esca indebolita. Si usa uno schema semplificato secondo cui la Merkel forte significa austerità e rischi per l’euro e per l’economia mondiale, mentre una Merkel debole equivale a spesa pubblica europea e salvezza per l’euro e per il mondo. Le cose non sono però così semplici.
Il punto debole dell’analisi è che mette al centro di tutto la
Merkel (che è per inciso molto più pragmatica di come la si dipinge) mentre viene quasi totalmente trascurato il dibattito in corso sull’euro nella sinistra tedesca.
Si è abituati a pensare che la destra tedesca accetti l’euro per dovere e che la sinistra lo voglia da sempre con entusiasmo. Non è più così. Dentro la
Spd il dibattito è vivace e solo le elezioni imminenti impediscono che venga pienamente alla luce, facendo emergere le divisioni strategiche nel partito.
(Nella foto: Filosofi tedeschi contemporanei. Peter Sloterdijk)
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