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Un coup de vieillesse

All'improvviso il ciclo economico appare invecchiato.

Il rischio europeo non è dunque il surriscaldamento ma una lenta asfissia. Il modello tedesco per l'Eurozona non è cambiato e lo sconsolato Praet, membro belga della BCE, afferma che siamo allo stesso punto di un anno fa. Le grandi manovre della BCE non riescono a indebolire l'euro (per il quale c'è ancora da smaltire una forte domanda arretrata delle banche centrali asiatiche che lo vogliono reinserire nelle loro riserve) e bastano appena a riportare la base monetaria al livello di due anni fa. I bond e le borse non sembrano particolarmente preoccupati della situazione generale.

Tiziano Vecellio. Autoritratto. 1570I bond si mostrano indifferenti all'inflazione perché hanno visto i prezzi al consumo giapponesi salire in un anno di due punti percentuali (senza contare l'aumento dell'Iva) e i Jgb decennali rimanere praticamente immobili. Ironicamente, dopo che da due anni si è raccomandato in tutto il mondo di non spingersi su scadenze lontane, sono proprio i titoli a 12-24 mesi quelli che rischiano di più (nell'area dollaro) nel prossimo futuro.

Le borse, dal canto loro, possono ancora contare su una certa crescita degli utili (più finanziari che operativi, ma in questa fase va bene lo stesso) e non sembrano troppo turbate dai moniti delle banche centrali a non eccedere, che per il momento suonano benevoli e inoffensivi. Il diabolico Birinyi, che ne sbaglia pochissime, prevede 2100 per l'SP 500 di fine anno.

L'autunno porterà un minimo di turbolenza ma non sarà necessariamente il classico momento fatidico in cui le borse si accorgono dell'imminente aumento dei tassi e reagiscono male. Quel momento verrà, ma più avanti.

(Nell'immagine: Tiziano Vecellio. Autoritratto. 1570)
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