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Europa al bivio tra moneta e pensiero: la vera sfida culturale

Ancora oggi siamo a dibatterci in un confuso pensiero tra la cultura monetaria che ci sta strangolando e la cultura vera che abbiamo perso

Il lascito dei grandi pensatori europei a partire dai Greci antichi è parte imprescindibile della cultura dell'uomo, qualunque esso sia; proprio a questa eredità si deve la formazione del pensiero che ci ha portato a una forma di unione. Il ruolo e il compito dell'Europa per questo motivo sembrano determinanti nel futuro dell'uomo, come erano stati splendidamente descritti da Romano Guardini nel discorso tenuto in occasione del conferimento del Praemium Erasmianum a Bruxelles nel 1962:

Il PartenonePerciò io credo che il compito affidato all'Europa (…) sia la critica della potenza. Non critica negativa né paurosa né reazionaria, tuttavia a essa è affidata la cura per l'uomo, perché essa ne ha provato la potenza non come garanzia di sicuri trionfi ma come destino che rimane indeciso dove condurrà. L'Europa è vecchia (…) oggi sembra rinnegare la sua vecchiaia e sorgere a una nuova gioventù, certo grandiosa ma anche pericolosa. L'Europa ha creato l'età moderna; ma ha tenuto ferma la connessione con il passato. Perciò sul suo volto, accanto ai tratti della creatività sono segnati quelli di una millenaria esperienza. Il compito riservatole, io penso, non consiste nell'accrescere la potenza che viene dalla scienza e dalla tecnica – benché naturalmente farà anche questo, ma nel domare questa potenza. L'Europa ha prodotto l'idea della libertà – dell'uomo come della sua opera –; a essa soprattutto incomberà, nella sollecitudine per l'umanità dell'uomo, pervenire alla libertà di fronte alla sua propria opera” (Europa. Compito e destino, p. 26).

Di fronte alla portata di questo pensiero le misere posizioni verso la Grecia non sembrano credibili se si pensa solo alla dimensione del debito, 1/10 del nostro, ma forse di più alle implicazioni geopolitiche che una sua uscita dall'euro potrebbe significare. La chiesa greca è la madre di quella russa ed un ritorno ad una comune visione porterebbe ad uno sconvolgimento dell'assetto di un sistema Nato che comunque va ripensato alla luce delle modificate condizioni politiche.

Oggi siamo sempre qui a dibatterci in un confuso pensiero tra la cultura monetaria che ci sta strangolando e la cultura vera che abbiamo perso, nessuno sembra capire che se non si interviene sulla sovrastruttura di una finanza deregolamentata e sulla scelta di un'autonomia vera come soggetto politico globale non si risolverà niente e tutti questi suggerimenti, se pure apprezzabili, sono solo pannicelli caldi.

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