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Trump rally

Non è finito, ma attenzione a quello che si spera


Alla fine, se il trumpismo non crollerà schiacciato dal peso delle sue ambizioni, l'America sarà più forte e il ciclo economico potrà vivere più intensamente i suoi due-tre anni di vita residua (la prognosi che prevaleva prima delle elezioni) e forse godere di tempi supplementari.

Se le cose si riveleranno più complicate di come appaiono oggi il ciclo di rialzo dei tassi sarà più lento e il rafforzamento del dollaro più modesto. È possibile che la nuova Fed in via di trumpificazione preferisca un contro-Qe (la vendita dei titoli in portafoglio e lo sgonfiamento del bilancio) a un aumento dei tassi, ma la trumpificazione sarà lenta e solo nel 2018 sarà completata.

La Cina non subirà passivamente TrumpLe borse europee, che stanno traendo molto vantaggio dall'euro debole, devono stare attente ad augurarsi un dollaro sempre più forte. Bucare la parità significherebbe mettere in difficoltà l'America, da cui tutto parte e in cui tutto finisce, e imbarcare inflazione in un momento in cui questa ha ripreso a dare segni di vita. Questo potrebbe indurre la Germania a chiedere la fine accelerata del Qe, mettendo in difficoltà la periferia indebitata.

In questo contesto così fluido l'azionario resta da preferire ai bond, ma senza esagerare. La cosa migliore sarà mantenere un livello di liquidità piuttosto elevato in modo da approfittare di volatilità e rotazioni. Ripetiamo, non ci sono all'orizzonte né crash né recessioni, ma ci sono in compenso una lotta politica incandescente in America, nuove tensioni internazionali e un'Europa in cerca di identità, il tutto con valutazioni tendenzialmente alte. Godiamoci lo spettacolo mantenendo una certa prudenza.

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