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Come uscire dalla crisi italiana ed europea

Regole, Stato, uguaglianza. La posta in gioco nella cultura della sinistra e nel nuovo capitalismo


Per governare un sistema complesso e instabile come quello determinato dalla globalizzazione è necessaria la fiducia collettiva a livello mondiale. Sappiamo che questa manca a livello regionale ampio e, non di rado, anche all'interno di vari Stati nazionali. Dice Rosanvallon (2012) che viviamo nella era della sfiducia. Quindi nel parlare di fiducia collettiva a livello mondiale, siamo all'utopia di Altiero Spinelli e Bruno De Finetti - comunque necessaria. Anche io sono convinto che per costruire un mondo migliore serve un governo mondiale democratico. Per poterlo costruire e per farlo funzionare bene serve la fiducia tra i popoli e i governi che li rappresentano.

Sfortunatamente in questa fase storica mancano i due presupposti fondamentali su cui si costruisce la fiducia e la governabilità: una forte coesione sociale e un alto livello di etica pubblica a livello globale. Come noto, circa due terzi dei membri della Nazioni Unite sono dittature più o meno soft e l'altro terzo sono democrazie di diversa qualità. Siamo alla canna del gas? No, ma non respiriamo bene. Se queste sono le condizioni precarie in cui vive la democrazia nel mondo è chiaro che il capitalismo e la finanza rapace dilagano.

Crisi EurozonaNella seconda parte del libro Salvatore Biasco si occupa della sinistra in Europa e in Italia. Una sinistra che, a suo giudizio, ha fatto proprie le conclusioni (le ricette) e non l'intero quadro analitico neo-liberale. L'agenda di Lisbona è un programma neo-liberale affidato ai governi dei Paesi membri. L'obiettivo principale è la flessibilità del mercato del lavoro, l'occupabilità non la massima o piena occupazione.

L'UE è divenuta centro irradiatore di una concezione di destra delle politiche e della società. Non viviamo in un mondo postideologico. Viviamo in un mondo permeato da una ondata ideologica potente: quello neo-liberista, quella dominata dai mercati dove prevale la logica della concorrenza, ossia, “dell'uno contro l'altro” (Honneth). La socialdemocrazia è scomparsa? No. È una visione del mondo minoritaria. C'è un deficit di elaborazione e di aggiornamento. Rispetto alle privatizzazioni che arrivano e le liberalizzazioni che non si fanno, nessuno ha il coraggio di proporre altre soluzioni. A questo ultimo riguardo, a me sembra che la UE porta avanti il discorso della partnership pubblico/privato che in Paesi come l'Italia è privatizzazione surrettizia dei servizi pubblici senza uno straccio di analisi costi-benefici e veicolo di corruzione.

Leggermente sfocato mi sembra il discorso (p.135) sulla mancanza di organizzatori di sistema nel settore produttivo. È chiaro a mio giudizio che se accogli l'impostazione neo-liberista è il mercato che comunque guida. Se per l'intera economia sottoscrivi il Trattato di Maastricht e inneschi il pilota automatico con dei precisi parametri da rispettare specialmente dopo l'attuazione dell'euro non rimangono spazi di discrezionalità per le politiche economiche formalmente dal Trattato di Maastricht (1992) lasciate alla responsabilità dei governi dei Paesi membri.
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