Il
Fmi e l'Unione europea cercano di spingere la Tunisia ad accettare aiuti finanziari e sostegno alle loro condizioni: da una parte, si tratta della adozione di riforme di carattere economico; dall'altra, il pieno rispetto delle libertà civili e politiche sul piano interno e dei diritti umani nei confronti dei migranti.
Nessuno dà mai niente per niente.
La Conferenza organizzata dall'Italia si era conclusa con eccessive speranze, decidendo di dare il via al "
Rome Process": una piattaforma strategica, comprensiva ed inclusiva sul piano pluriennale, di azione collettiva. La creazione di un Fondo ad hoc per lo sviluppo, con i 100 milioni di euro che furono promessi dagli Emirati arabi, non erano che una goccia nel mare: ma sarebbe stato un "mare" che metteva in discussione i ruoli di condizionamento del Fmi e della Ue. Per questo l'iniziativa italiana era stata destabilizzante.
La
pressione esercitata dalla Germania e dalla Francia, tra il sostegno fornito alle ONG che fanno soccorso in mare e l'integrazione dei migranti in Italia e la vigilanza rafforzata al valico di Mentone è un segnale più che eloquente.
Aver chiesto il supporto della Unione europea, ha spostato lontano dall'Italia il baricentro dei colloqui e delle decisioni: ha abdicato, praticamente da subito, ad un ruolo che era forse troppo ambizioso.
La Tunisia si sente in trappola, tra Ue e FmiTroppi passi indietro dopo la Conferenza di Roma(Foto: jorono | pixabay)
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