Al G20 di San Pietroburgo non è stata solo la questione della Siria a determinare un clima di freddezza nei confronti degli Usa. La insoddisfazione per la sua politica monetaria è stata ancora più palese: prima gli allentamenti quantitativi della Fed, ora le conseguenze del solo annuncio della conclusione del Qe3, creano parecchie difficoltà. Così, l'unico vero scoop l'hanno fatto loro, i Paesi Brics: non ci stanno a fare ancora gli agnelli sacrificali sull'altare del dio-dollaro ed hanno annunciato la costituzione di una sorta di Fondo monetario autonomo, dotato di un capitale iniziale di 100 miliardi di dollari. Al
"Contingent Reserve Arrangement" (CRA), questo è il nome ufficiale del Fondo, contribuiranno la
Cina che si è impegnata per 41 miliardi, la
Russia, l'
India ed il
Brasile che verseranno 18 miliardi ciascuna, mentre il
Sud Africa coprirà il residuo importo di 5 miliardi di dollari.
La decisione dei
Brics si fonda su una considerazione più complessiva: a loro avviso ci sono ritardi ingiustificabili nel ribilanciamento delle quote di partecipazione al FMI, da loro richiesto al fine di farle corrispondere al peso effettivo che i Paesi emergenti hanno nell'economia mondiale. Non solo questi ultimi hanno contribuito per oltre 75 miliardi di dollari a partire dal luglio del 2012, senza ricevere alcuna contropartita, ma nel periodo 2011-2013 saranno cresciuti in media al tasso del 4.11%, mentre i Paesi sviluppati non andranno oltre l'1.37%.
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