Facebook Pixel
Milano 10:36
34.192,17 +0,74%
Nasdaq 25-apr
17.430,5 0,00%
Dow Jones 25-apr
38.085,8 -0,98%
Londra 10:36
8.108,81 +0,37%
Francoforte 10:34
18.054,26 +0,76%

Fino a quando?

Stare in tendenza è bello ma nessuna tendenza è eterna

Le imprese non adeguano più i prezzi ai movimenti di cambio e solo le materie prime, prezzate in tutto il mondo in dollari, salgono e scendono. Tutto il resto sta fermo. Donovan non trae conclusioni dalla sua analisi ma lascia capire che l'enfasi e l'eccitazione, così come le speranze e i timori che circondano le grandi manovre monetarie e valutarie sono abbastanza fuor di luogo.

In effetti basta scendere per strada e fare due passi tra i negozi per notare che gli iPhone e gli Swatch costano come prima. La forza del dollaro e del franco svizzero non si è tradotta in aumenti di prezzo, così come non risulta che i formaggi francesi offerti dalle salumerie di lusso di New York costino meno di prima.

Hans Hofmann, PaesaggioCi sono almeno tre ragioni che spiegano questo fenomeno. La prima è, paradossalmente, la globalizzazione. A prima vista l'apertura crescente dei mercati, rendendo le grandi economie continentali (Stati Uniti, Europa, Cina) più esposte al commercio con l'estero, le espone di più alle variazioni dei cambi. Globalizzazione significa però anche che le imprese automobilistiche europee o giapponesi producono oggi negli Stati Uniti (o in Messico, che è comunque nell'area del dollaro) le auto che vendono in America, così come americani ed europei fabbricano in Cina le auto per il mercato cinese. Questo le immunizza quasi completamente dalla volatilità dei cambi.

La seconda è che le imprese, weberianamente scientifiche nel ridurre instancabilmente di una frazione di centesimo i costi di produzione di un componente e nell'applicare criteri rigorosi e razionali di gestione ovunque possano, diventano stranamente spensierate, passive e approssimative quando prezzano i loro prodotti all'estero. Molte, ad esempio, applicano da sempre la parità tra dollaro ed euro e vendono a 100 dollari in America quello che vendono a 100 euro in Europa (e viceversa), lasciando all'estro creativo del direttore finanziario la copertura parziale o totale (di solito parziale) del cambio. Quando l'Apple Store di Mosca, il 15 dicembre scorso, ha cambiato i prezzi per adeguarli al crollo del rublo, la notizia ha fatto il giro del mondo proprio perché rara, quasi eccezionale.
Condividi
"
Altri Top Mind
```