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L'Europa al bivio

Sursum corda, investitore, in alto i cuori!

In questo senso i mercati azionari sono termometri ipersensibili e molto spesso precisi: non parlo ovviamente dei movimenti giornalieri e neanche dei rally di 4-6 settimane, che sono delle cose del tutto fisiologiche e che soltanto certi media possono continuare a giudicare come “bull market” o altro. Quello che conta è la struttura di un movimento. La struttura del movimento dei mercati azionari europei, nell'ultimo anno e mezzo, è stata una struttura negativa. Il dato che più è correlato con le borse è sicuramente la fiducia dei consumatori: in questo senso, per tutto quanto detto, sarà importantissimo verificare i prossimi dati, anche perché questa specie di malattia che ormai da tempo ha messo in ginocchio l'Europa si sta apparentemente estendendo agli Stati Uniti, i quali anch'essi sono secondo il mio barometro in calo dal punto di vista dell'economia, per la precisione in fase di rallentamento. Certamente la situazione degli Stati Uniti è tutta un'altra storia e il dato più eclatante che lo dimostra è l'andamento dello spread tra mercati azionari americani e mercati azionari europei, che nonostante i vari tentativi di posizionamento anticipato dei gestori a favore dei mercati europei negli ultimi anni è stato caratterizzato da un chiaro e anzi potente trend discendente.

Spread Europa/USA a valuta costante

Cosa può modificare in meglio lo scenario strutturale? Premetto che non credo ai poteri taumaturgici delle Banche Centrali e non perderei tempo a deificare e interpretare le minute delle riunioni della FED e della BCE, come facevano gli aruspici con le viscere degli animali. Le ultime due volte che la BCE ha messo in atto il bazooka erano inizio Dicembre e fine Marzo, cioè due importanti top tattici degli indici europei. Ad alzare troppo l'asticella delle aspettative si rischia di inciamparci.

Ascolterei invece la voce dei due elementi che, come detto, hanno natura leading nel ciclo economico, cioè borsa e fiducia dei consumatori. Infine, per non farci mancar nulla, una statistica poco nota ma molto chiara: negli ultimi dieci anni, il secondo trimestre è stato mediamente il più povero di rendimento per quasi tutti gli asset, con Giugno mese peggiore in assoluto. Il dato che invece, a me che lo conosco, conforta molto è che la curva di profittabilità dei miei Portafogli Modello (+14,5% nel 2014, +8,5% nel 2015, +1,5% a fine Marzo), che è stata in calo da fine Marzo 2015 indicando un essiccamento della profittabilità, si sta lentamente rigirando come a fine 2002, a fine 2008 e a metà 2012 e questo, unito a un signore di cui parlerò in altra sede che si chiama Kuznets, fa pensare a una seconda parte del 2016 e a un 2017 molto interessanti.

Sursum corda, investitore, in alto i cuori!

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