La seconda possibile dislocazione è sul fronte dell’inflazione.
Alcuni, come Bernanke, ritengono che ci avviamo verso un lungo periodo di stagflazione, con crescita bassa e pressione al rialzo sui prezzi per effetto dell’inflazione salariale in graduale ripresa. È una tesi contestata con forza dai deflazionisti, ma non è necessariamente campata per aria. Anche la domanda di deglobalizzazione e protezionismo sempre più forte nella pancia dei paesi occidentali può spingere verso una ripresa dell’inflazione. Sono pronti i bond ad affrontare uno scenario di questo tipo?
La terza possibile dislocazione riguarda il
dollaro in caso di vittoria di Trump. L’adozione di politiche reaganiane (taglio delle tasse e aumento della spesa pubblica) potrebbe
spingere al rialzo i tassi e quindi il dollaro. D’altra parte, nei suoi comizi, Trump minaccia di ritorsioni chiunque svaluti senza valide ragioni e sostiene che la Cina dovrebbe tornare a un renminbi forte. Come si vede, Trump potrebbe provocare sia un dollaro più forte sia un dollaro più debole. In ogni caso ci sarebbe più turbolenza.
È pronta l’America a un dollaro più forte (o più debole)? È pronto il resto del mondo?Che agosto sia tranquillo va dunque bene, ma non dimentichiamo che l’autunno e il 2017 presenteranno nuove sfide.
Nel frattempo buone vacanze a tutti.
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