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Un "Armageddon" socioculturale


La finanza inoltre opera in un contesto "amorale" perché chi decide in finanza non si pone il problema delle conseguenze sociali delle sua decisioni spinto dalla massimizzazione del risultato del singolo a breve lesivo degli interessi collettivi che richiedono invece un orizzonte temporale a lungo tempo. I modelli culturali della finanza si sono estesi anche ai modelli di vita delle società ma con impatti diversi in Europa e negli Usa contribuendo a marcare le differenze di tipo culturale e sociale tra le due realtà che il muro di Berlino aveva contribuito a mantenere meno distanti. La civiltà occidentale non è più oggi il tutto omogeneo che era 40 anni fa infatti abbiamo una cultura anglosassone che privilegia un modello di governance basato sul mercato - l'ottimo del singolo a breve – e quella europea che privilegia un modello di governance basato sulla sussidiarietà – l'ottimo del sistema a lungo tempo -. I due modelli, espressivi di vedere in modo diverso il divenire della società sono oggi allo scontro; in senso più ampio e globale riprendendo il senso del titolo ci troviamo di fronte "non ad una crisi ordinaria che capita più o meno ogni decennio, ma davanti ad una delle grandi transizioni della storia umana, quando ad una forma di cultura ne succede un'altra" diceva Pitirim Sorokin nel suo lavoro del 1941 dal titolo: "The crisis of our age" ripresentato in italiano nel 2000 (Ed. Arianna, Bologna) ma presto dimenticato.

Lo sviluppo della finanza ha creato un economia finanziaria straordinariamente sovradimensionata rispetto all'economia reale – il 95 % delle transazioni in derivati passa per 5 banche d'affari – e il suo governo è altamente concentrato in pochissime istituzioni il cui potere, oggi, è in grado di determinare la stabilità dei singoli stati. Tutto è diventato finanza ed i prezzi di oggi sono fatti sulle aspettative dei prezzi futuri fatti da scommettitori lontano dalla realtà e così il valore di scambio si allontana sempre di più dal valore d'uso. I dati macroeconomici su cui si cerca di programmare il futuro sono sempre scivolosi e cambiano in continuazione perché il sistema reale è lontano da quello culturale della finanza dove i dati si costruiscono ma siamo lontani dalla terra.

Il tema di fondo che si è sviluppato negli ultimi anni non è pertanto solo un problema di tipo tecnico –finanziario ma riguarda di fatto la ridefinizione degli equilibri globali di potere.

Ma l'esercizio del potere finanziario diventa anche un mezzo per influenzare le politiche globali,è infatti curiosa la correlazione tra il recente crollo dello spread in Italia in presenza di un peggioramento significativo degli equilibri del paese ed in generale la minore tensione sull'euro.
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