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Un "Armageddon" socioculturale


A questo punto sembra evidente che il problema degli equilibri finanziari non sia solo un problema tecnico ma investa una dimensione molto più complessa che mette in discussione i modelli di sviluppo non solo economici e finanziari in essere ma in particolari quelli legati alla dimensione sociale e culturale. Sono l'economia e la finanza le condizioni necessarie e sufficienti per avere una buona società oppure è il contrario? A seconda si privilegi una o l'altra delle ipotesi i percorsi di soluzione sono completamente diversi. Se si pensa che la crisi dipenda da un problema di regolazione dei mercati la si potrà risolvere, come molti sostengono, tramite provvedimenti meccanicistici, le regole, esterni alla società; viceversa se si pensa che il problema dipenda da un modello socioculturale che non risponde più ai problemi della società bisogna domandarsi come riorientare il modello di valori e di vita della nostra società.

La stabilità dell'euro dipenderà in gran parte da come saremo in grado di rispondere a queste domande nel modo più corretto; in sostanza i temi sul tappeto sono i seguenti:
  • Il livello di interdipendenza tra stati a livello globale non consente che possa essere risolto con la dominanza né di un singolo stato né da un unico modello culturale;
  • Il fallimento del capitalismo esasperato ha dimostrato che il liberismo che si afferma è quello del più forte (il modello sociale americano è chiaramente evoluto verso l'oligarchia) ed ha generato squilibri a livello globale non facilmente risolvibili;
  • La ricerca di nazionalismi esasperati è contrario alla ricerca di un bene comune globale e nella Storia è stato sempre propedeutico al fallimento (dalle polis greche in poi); la collaborazione e la solidarietà devono ispirare un processo comune al fine di ridare un senso compiuto a termini oggi sfuocati come sono l'etica, la morale, l'equità...;
  • La condivisione di politiche più rigorose è fondamentale a ricompattare l' Europa, in questo senso le politiche fiscali devono accompagnare questo processo; é necessario trovare la cura in grado di affrontare i problemi alla radice e diventare, ormai, nel tempo meno dipendenti dalla finanza globale e dai valori che esprime;
  • L'economia finanziaria, in definitiva, rappresenta nella sua dimensione attuale un perenne e mortale rischio per l'economia reale; si rendono necessarie politiche in grado di ridimensionarla ed a favorire, specie nei paesi più deboli, il forte ritorno all'economia reale.

Personalmente ritengo sbagliato affermare il declino del mondo occidentale, tout court, data la diversità al suo interno e riprendendo la visione di Romano Guardini condivido il ruolo determinante che l'Europa può avere nel futuro complessivo del mondo.

Di fronte ad un dominio della scienza tecnica, percepita come valore assoluto, sulla natura dell'uomo spetta all'Europa la critica di questa modello "perché ne ha provato la potenza non come garanzia di sicuri trionfi ma come destino che rimane indeciso dove condurrà... L'Europa ha prodotto l'idea della libertà - dell'uomo come sua opera -; ad esse incomberà nella sollecitudine per l'umanità dell'uomo pervenire alla libertà di fronte alla sua propria opera" (R. Guardini; Europa, realtà e compito).

Guardini presentava questo pensiero negli anni sessanta e come tutti i grandi e veri pensatori di quel periodo che si chiude all'inizio degli anni settanta aveva perfettamente individuato l'attuale fase della nostra storia e la crisi del nostro tempo.
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