Il
Presidente della Repubblica apre all'amnistia e all'indulto per l'emergenza carceri. A poche ore dal messaggio inviato alle camere su questo spinoso problema si leva però la preoccupazione che, in virtù di questo rimedio straordinario, si possa "salvare" anche il condannato Silvio Berlusconi. L'idea viene dai banchi del Movimento 5 Stelle, ma è una falsa idea, perché per quanto riguarda i provvedimenti di clemenza, è il Parlamento che decide quando e come applicarli e non è mai successo che l'amnistia si occupasse di reati finanziari, per i quali è stato condannato in via definitiva l'ex premier.
In sintesi il problema si spiega così:
è il legislatore che decide per quali reati concedere l'amnistia, che di fatto non viene applicata indistintamente per tutti i condannati. Se poi il reato di frode fiscale dovesse essere contemplato nella proposta di amnistia o di indulto, dovrebbe comunque ricevere i due terzi dei voti del Parlamento. Quindi il Movimento 5 Stelle farebbe meglio a starsene tranquillo e concentrarsi su altri e più importanti problemi, ovviamente dopo aver studiato un po' di più la materia.
Il problema, semmai, è un altro e cioè che il ricorso a queste procedure è quasi un passaggio obbligato. L'Italia è già sorvegliata speciale in Europa per il
sovraffollamento dei nostri penitenziari, evidenza mai risolta, per la quale la stessa Europa ha imposto al nostro Paese di adottare rimedi concreti entro un anno. Su questo problema la
Consulta dovrà pronunciarsi sulla legittimità dell'art. 147 del codice penale, che non prevede, tra le ragioni che consentono di differire l'esecuzione di una condanna in carcere, le condizioni degradate, al limite del disumano, di detenzione.
Di fatto, in contrapposizione agli orientamenti sollecitati da Bruxelles, la pena deve essere scontata in penitenziari che scoppiano e che non garantiscono al singolo detenuto nemmeno quei tre metri quadrati a testa, indicati dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.
Come spesso e paradossalmente accade,
è stata la "periferia" a sollevare il problema. I Tribunali di Milano e Venezia hanno chiesto alla Consulta un'integrazione legislativa e cioè aggiungere alla sentenza "il sovraffollamento carcerario" tra le cause che possano far slittare l'esecuzione della pena. E' ovvio che se così sarà, cioè se fosse soddisfatta la richiesta dei Tribunali di Milano e Venezia, si tratterebbe di una pronuncia storica, perché darebbe ai Tribunali di sorveglianza il rimedio, o se volete un'oggettiva chiave di lettura del problema, per essere più snelli nella concessione delle cosiddette "semilibertà". E siccome i Tribunali di sorveglianza sono spesso finiti nell'occhio dl ciclone per una negligente gestione del problema, si capisce bene come nel nome di un diritto sacrosanto si fa "scarica" barile sul fronte delle responsabilità oggettive. In poche parole, siccome la soluzione al problema cala dall'alto, in alto vanno rimandate le responsabilità.
Siamo davvero un paese strano e dalla memoria corta. Già nel 2005
Napolitano, partecipando ad una iniziativa promossa dai radicali proprio in tema di amnistia, si augurava che la politica affrontasse il problema presto e senza pregiudiziali. Berlusconi stava bene ed era presidente del Consiglio. La situazione carceraria era la stessa, esplosiva e indecorosa a livello di sovraffollamento, per cui Napolitano non si è inventato proprio nulla per andare in soccorso di Berlusconi e tamponarne i guai giudiziari in nome delle larghe intese.
E' proprio vero che la corruzione dei comportamenti e lo scandalo dei sentimenti dell'ormai famoso "
ultimo ventennio", hanno inaridito gli animi ed esacerbato le opinioni. Ci siamo cacciati davvero in un brutto guaio… quello delle ideologie geneticamente modificate.