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Scudo o cerotto?

150 miliardi di euro per garanzie pubbliche alle banche sulla liquidità. E ora?

Con grande enfasi, come se si trattasse di chissà quale vittoria, la stampa riporta che la Commissione europea ha autorizzato domenica scorsa il governo italiano a rilasciare garanzie alle nostre banche, fino a 150 miliardi di euro, per ottenere liquidità nel 2016.

Si tratterebbe di una misura precauzionale, una sorta di scudo, per affrontare con maggiore serenità le incertezze dei prossimi mesi: meglio averlo che non averlo, così si commenta.

Due questioni, innanzitutto.

Se si cerca di garantire il mercato, per evitare che rifiuti l'accesso alla liquidità alle banche italiane, bisogna chiedersi perché mai ciò dovrebbe accadere, visto che di liquidità ce n'è a iosa. Addirittura, per costringere le banche che ne dispongono con larghezza ad impiegarla, la BCE penalizza i depositi ulteriori rispetto alla riserva obbligatoria facendo pagare un tasso dello 0,40% annuo. Se, dunque, la liquidità internazionale non manca, l'Italia dovrebbe averne ancor più in abbondanza, visto che ha un saldo attivo delle partite correnti: vende più di quanto compra ed incassa più di quanto paga. Le nostre banche dovrebbero traboccare di depositi, ed invece no.

E' già da tempo che i risparmiatori italiani riducono la sottoscrizione dei bond bancari. Preferiscono destinare le risorse ai fondi di investimento ed al risparmio gestito, che generalmente impiegano questi fondi all'estero.

Dal punto di vista finanziario, gli italiani acquistano asset esteri, ma dal punto di vista monetario le banche devono approvvigionarsi di liquidità. Ed il governo ha apprestato uno scudo per garantirle sul mercato, quando dovesse servire, per evitare un rifiuto. C'è intanto da fronteggiare una emorragia in corso.

Più che uno scudo, sembra un cerotto.



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