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Il Gatto, la Volpe e...

La vicenda Monte dei Paschi si ingarbuglia ancora

Sembrava cosa fatta, la ricapitalizzazione da 5 miliardi di euro, con due Banche d'eccezione a fare da capofila, JP Morgan e Mediobanca, di un gruppo di altri istituti pronti a garantire l'operazione.

Evviva, ce l'abbiamo fatta! Operazione di mercato, senza il Tesoro tra i piedi. Anzi, la sola ipotesi che ci fosse di mezzo qualche garanzia pubblica, un qualche Piano B, detto “backstop” alla anglosassone, avrebbe messo in discussione la validità del piano. Lasciateci fare a modo nostro, che siamo esperti.

Una soluzione bomba! Così, nei primi giorni di agosto siamo venuti a sapere che c'era stato un qualche incontro riservato tra il nostro Premier ed il Ceo di JP Morgan, il mitico Jamie Dimon, presente a Roma per celebrare i 100 anni di presenza della sua Banca in Italia. Che l'incontro ci sia stato, o meno, non ha nessuna importanza.

Jamie Dimon, CEO JP MorganDa allora, ogni giorno ce n'è stata una nuova: come far digerire ai sottoscrittori di obbligazioni subordinate una perdita sul valore facciale; come risolvere la grana del possibile misselling ai clienti retail (in pratica la vendita azzardata di obbligazioni a rischio a persone che non avevano il profilo di rischio per poterle comprare); come sbolognare le sofferenze, dopo averle spacchettate in tre segmenti, il primo con la garanzia pubblica (GAGS), il secondo da mettere sul mercato ed il terzo più rognoso da appioppare agli azionisti precedenti.

Ad un certo punto, il 7 settembre, è stato pubblicato sulla stampa il contenuto di un Report di Goldman Sachs, altra primaria banca d'affari statunitense, in cui si analizza lo scenario post Referendum costituzionale: mentre per il debito pubblico non ci dovrebbero essere grandi oscillazioni nei tassi di interesse, l'incertezza dell'esito della consultazione sconsiglia di effettuare la ricapitalizzazione di MPS per via della turbolenza politica che si verificherebbe nel caso in cui prevalgano i No. L'incertezza sul risultato, e quindi sulla tenuta del governo, è tale per cui è meglio rinviare la partita a dopo il Referendum. Un po' tutte le operazioni di ricapitalizzazione previste nel settore bancario sarebbero quindi a rischio nel caso in cui dovessero prevalere i No: è un altro rischio che provoca incertezze e turbolenze, come è accaduto per la Brexit.

Insomma, Goldman Sachs ha dato un calcione alla palla che era in gioco: l'operazione, anziché andare in porta, è stata fatta volare tra il pubblico in tribuna. Sarà il pubblico, infatti, con il suo voto, a rimandarla in campo o meno. In quest'ultimo caso, servirà un'altra palla per continuare la partita.

Goldman SachsL'ultima novità, del 9 settembre, è l'avvicendamento alla guida operativa di MPS, con Filippo Viola che lascia dopo quattro anni e ben due ricapitalizzazioni chieste al mercato, per complessivi 8 miliardi di euro. Si scrive un po' di tutto in merito, sui motivi reconditi, i dissidi, i ruoli dell'uno e dell'altro. C'è chi parla degli uomini ex-Golman Sachs che avrebbero fatto squadra, chi invece di una forte intesa tra le istituzioni e gli esponenti di JP Morgan. Ognuno la racconta a modo suo. Vai a sapere!

Sembrava una favola dei fratelli Grimm, che faceva presagire il lieto fine: era arrivato il Principe azzurro che sposava la povera Cenerentola.

Ma forse è ancora il solito racconto di Collodi, molto italiano, in cui ci sono il Gatto da una parte e la Volpe dall'altra. In mezzo… il solito Pinocchio.

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