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Non giocate col Barile!

La transizione alla Green Economy è una sfida rischiosa

Tante belle dichiarazioni, e soprattutto tanti buoni propositi: prima al G20 di Roma e poi a Glasgow dove si sono tenuti i lavori del COP26, il vertice dell'ONU sui cambiamento climatici e la necessaria transizione energetica basata sull'abbandono delle fonti fossili.

Nel frattempo, in vista della "metà del secolo", periodo non meglio precisato nel quale si sarà raggiunta la parità tra emissioni antropiche di CO2 ed il suo assorbimento per via naturale o mediante cattura, si progettano investimenti green, si sperimentano batterie sempre più efficienti per accumulare energia elettrica, si parla di idrogeno "verde o grigio", si ipotizza il nucleare "stavolta sicuro e soprattutto pulito", si pianificano nuovi giganteschi impianti solari, e parchi eolici piazzati in mezzo al mare.

Per evitare che l'aumento della temperatura atmosferica prosegua, è necessario sostituire le fonti energetiche fossili con altre rinnovabili, con impianti che non emettano CO2 nell'atmosfera.

Mentre si discute, si promette e si progetta, siamo alle prese con la realtà: il prezzo dell'energia che abbiamo disponibile è cresciuto vertiginosamente, dalla benzina, al gas alla bolletta della luce.

Sono tutti a cercare di capire il perché.

C'è un sistema di aste per la fornitura spot di gas, che in Europa ha spiazzato i contratti di approvvigionamento a medio termine, quelli "take or pay" basati sull'obbligo di ritirare il quantitativo pattuito o comunque di pagarlo.

C'è la solita questione dell'Ucraina, Paese di passaggio del gas russo, e poi quella della Bielorussia che ha minacciato di tagliare i rifornimenti per ritorsione contro la Polonia che non accettava i profughi che premevano alla sua frontiera.
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