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Abbiamo già perso tutti la Tesla?

Cadono sia i valori di Borsa che le vendite delle auto elettriche

Il mercato non sembra più credere più ai miracoli: il futuro dell'auto elettrica si è fatto assai confuso, e non è stato solo Akio Toyoda, il numero uno di Toyota oltre che presidente di Japan Automobile Manufacturers Association l'associazione dei costruttori di automobili giapponese, a lanciare l'allarme: "E' un business immaturo, con costi energetici e sociali insostenibili", ha affermato, confermando la scelta di lavorare su modelli ibridi. Insomma, l'alimentazione tradizionale rimane comunque quella preferibile, insieme a quella elettrica da attivare in condizioni favorevoli, quando si circola a bassa velocità e nei centri urbani.

A dicembre di tre anni fa, alla fine del 2019, la straordinaria performance di Tesla non era neppure cominciata: al Nasdaq il titolo veniva scambiato ad appena 18,08 dollari, una sciocchezza rispetto alla straordinaria performance di 384 dollari raggiunti nei primi di novembre del 2021, appena un anno fa.



Da allora, il titolo non ha fatto altro che scendere, fino ad arrivare ai 109,10 dollari del 27 dicembre, ancora in calo di ben 14,05 dollari rispetto alla chiusura precedente, ritornando al valore che aveva toccato il 1° luglio del 2020.

C'è di vero che a Tesla non hanno giovato affatto né l'avventura di Twitter, la piattaforma social su cui Elon Musk ha puntato tanti soldi e la sua reputazione di imprenditore dal tocco infallibile, né la notizia che a fine di novembre lo stesso Musk abbia venduto 22 milioni di azioni per un controvalore di 3,6 miliardi di dollari. Una decisione, questa, che non poteva che deprimere il valore del titolo. C'è di vero, però, che un forte calo del valore delle azioni si era già verificato a partire dallo scorso mese di luglio, quando le azioni di Tesla erano tornate a quota 293 dollari: Musk ha venduto quando il mercato era già in calo.

Anche l'altra avventura imprenditoriale di Musk, quella della gestione della costellazione satellitare Starlink, sembra ormai più legata alle connessioni attivate in Ucraina ed a quelle ipotizzate in Iran per superare il deficit delle reti di un Paese in guerra e le possibili censure governative a Teheran: per il resto del mondo, le reti di telecomunicazioni tradizionali sono più che adeguate ed i prezzi accessibili.

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