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Una pericolosa regressione nazionalista


La crisi economica non ha solo soffocato la crescita, ma ha creato parecchio malcontento tra gli stati dell'Unione Europea, riproponendo stereotipi che consideravamo abbandonati da tempo e alzando steccati a difesa delle singole identità.

Fa riflettere il tono della dialettica intercorsa tra il ministro delle finanze tedesco Schaeuble e l'ottuagenario presidente greco Papoulias, assunto a difensore dell'identità del popolo greco perché additato da cotanta spocchia da parte del ministro tedesco.

Il popolo greco sta vivendo uno psicodramma, spremuto dall'eccessivo rigore imposto all'Unione dalla Germania, ma ha anche diritto ad uno scatto di orgoglio e la risposta del presidente greco, per questo, va tenuta in seria considerazione, perché segno evidente di un cambiamento del sentimento comune per un mai decollato convincimento europeista. Se a questo aggiungiamo il rigurgito di regressione nazionalista manifestato dalla Germania ad offesa del popolo italiano nel caso Concordia, nell'humus che va creandosi sarà impossibile che affondino radici a sostegno della cosa comune.

Il progetto Europeo sta perdendo quota nel sentimento popolare e, bene che andrà, sarà interpretato come il viatico per pacifica collaborazione, mai come un progetto per la creazione di un'identità comune. La crisi ha acuito i rapporti tra gli stati e rafforzato un approccio a tutela dei propri interessi, che evoca una matrice colonialista, così la Germania e la Francia adombrano pericolosamente l'orizzonte, che i padri fondatori dell'Europa unita avevano tracciato, riportando in auge una sorta di becero protezionismo.

Le esperienze del passato, in tal senso, hanno avuto tutte epiloghi disastrosi ed è triste osservare l'immutabilità della storia senza che si siano mai tratti i giusti insegnamenti sulle pulsioni antieuropeiste, sempre più evidenti nella vecchia Europa, che però non devono più stupire, ma preoccupare profondamente, perché al di là dell'orizzonte c'è il fallimento della democrazia ed immaginare la natura di nuovi movimenti politici che potrebbero affermarsi sui cocci di una democrazia rotta non è affatto difficile. E' difficile invece immaginare la giusta direzione, ma se c'è una via di uscita sarà bene perseguirla, a tutti i costi e tutti insieme.

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