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Le oche del Campidoglio


Cosa ci sarà mai di così difficile da capire sul finanziamento pubblico dei partiti tanto da far sgranare gli occhi ai nostri beneamati onorevoli se qualcuno solleva dubbi sulla loro legittimità? L'hanno capito in tanti, perfino i comuni cittadini, quelli per bene, la cui volontà è stata traviata e gabbata, dopo che il risultato di un referendum popolare ne stabiliva l'abrogazione.

Il popolo italiano si era democraticamente espresso per l'abolizione, ma la politica, quella nascosta sottotraccia e avvezza a conservare le becere usanze, l'ha ripristinato con uno sberleffo alla pubblica opinione e a tutti gli uomini e donne di buona volontà, battezzando quest'espediente con il termine di "rimborso elettorale".

Fatto sta che oggi, tra i mugugni e indignazione popolare, i due maggiori partiti, PD e PDL, si dividono entrate, caricate sul bilancio pubblico, per circa 400 milioni di Euro a fronte di spese elettorali effettivamente sostenute che ammontano a poco più di 50. Ovviamente le componenti minori dell'intera compagine politica lucrano cifre più piccole, ma il rapporto è sempre lo stesso e cioè costi di poco più del 10% rispetto alle entrate complessive. Una tendenza che si autoalimenta a prescindere e che pone a pieno titolo i partiti politici tra le società in perenne attivo, con l'unica ed esclusiva connotazione che queste "anomale" società, delle società vere e proprie, non hanno nemmeno lontanamente né la struttura e né tantomeno il DNA.

Di fronte a quanto emerso di recente, sia per le intercettazioni e sia per gli sfoghi personali di segretarie e faccendieri, l'attuale governo non ha ancora pensato a tradurre in legge qualche soluzione che argini quest'esecrabile pratica, questo vergognoso andazzo, che avrebbe bisogno di procedure d'urgenza, di iter più veloci e visto che in questo periodo di crisi, si parla spesso di procedure d'urgenza, sarebbe opportuno cogliere la palla al balzo e tradurre in legge un provvedimento adeguatamente pensato e strutturato. Ma è verosimile che i politici non abbiano capito o meglio, chiusi nella loro campana di vetro, facciano finta di non capire l'importanza dell'argomento e sguazzando nei loro tesori accumulati sulla pelle dello Stato pagatore, restano miopi anche nel non vedere come lo scandalo del malaffare, disposto dal tesoriere Lusi e dal suo omologo Belsito, possa essere esteso, per analogia, anche alle altre forze politiche che, in buona compagnia, godono del privilegio dell'imperscrutabilità dei loro bilanci, in barba al rispetto per l'opinione pubblica e la volontà popolare, più volte tradita e disattesa.  La casta domina incontrastata e resta nascosta in agguato, Monti e il suo governo latitano e nicchiano sull'argomento e giocando di sponda spostano l'attenzione sullo spread, la recessione e l'articolo 18, ma le oche del Campidoglio fanno buona guardia e i Galli di Brenno sono avvisati.

Petronio diceva "si nos coleos haberemus", quindi che i nostri politici, prima di pensare a cambiare la Costituzione, tirino fuori gli attributi e pensino ad applicarla, la Costituzione, proponendo un decreto per abolire il finanziamento pubblico ai partiti, tanto caro ai parassiti, altrimenti gli paghiamo il biglietto e che se ne vadano tutti nella savana... (oddio no! scapperebbero anche i Leoni).
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