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A luci spente, in curva e senza freni

E' caccia all'ultimo voto, ma il futuro dell'assetto politico italiano che uscirà dalle elezioni è più che mai traballante.

Passiamo invece alla coalizione di centrodestra. Berlusconi, dato elettoralmente per morto, tira la volata all'asse PDL-Lega e, vincendo alla camera, riesce ad aggiudicarsi anche la maggioranza al Senato. Una vittoria tanto inaspettata quanto dalle attese impegnative, perché il rispetto delle promesse dovrà essere attuato nei primi cento giorni di Governo. E' prevedibile, in questo caso, che la vittoria non sarà schiacciante, perché faticosamente perseguita sul filo dell'ultimo voto e in virtù di un carisma eroso nel corso degli anni.

Bene, chi saranno i primi reazionari al Governo di Berlusconi? Facile, i mercati finanziari internazionali. Lo spread si aprirebbe di nuovo, forse anche oltre i valori segnati tra la fine del 2011 e i primi mesi del 2012. I titoli del tesoro non verrebbero più comprati, se non a tassi alle stelle, la BCE tamponerebbe la situazione, ma solo sul breve termine e si aprirebbero nuovamente le crepe sulla tenuta dell'Unione.

In questo caso la situazione sarebbe più grave, perchè l'urto andrebbe oltre la capacità di tenuta dell'assetto politico, ricreando le condizioni di un nuovo cataclisma finanziario e, sempre per analogie e scartando l'ipotesi di un nuovo governo tecnico, il ricorso alle urne, magari in autunno, sarebbe inevitabile.

E perché, adesso, l'ipotesi di un governo tecnico non farebbe breccia? Uno, perchè Monti galleggia su altre sponde e, due, quel poco di compagine politica che si è riusciti a raccattare di nuovo, evaporerebbe definitivamente, consegnando di fatto il nostro paese al commissariamento istituzionale; tre, perché è in scadenza anche il mandato del Presidente della Repubblica, spazzando via anche la liceità di rifugiarsi all'angolo del Quirinale.

Veniamo a Monti, il cui intento unico e ammissibile politicamente è quello di essere l'ago della bilancia tra i due schieramenti politici contrapposti; non quello di assumere il ruolo di federatore, ma quello di stabilizzatore. Se vincesse il PD, meglio se di poco, il ruolo di Monti varrebbe più delle riserve mondiali di oro, dando più ossigeno a Bersani e più tempo alla coalizione di centrosinistra di valutare le bizze dell'incomodo Vendola.

Ma Monti con Bersani che c'azzecca? Niente, per dirla alla Di Pietro, non fosse altro perché nella risacca di sinistra farebbe fatica a nuotare Fini, che tutto è tranne che di quella parrocchia.

Ma allo stesso tempo la Merkel, a detta dello stesso Monti, non approverebbe che il professore frequenti i nipotini di Togliatti. Troppo destabilizzante, anche in vista delle elezioni tedesche del prossimo autunno.

Quindi? Succede che la situazione si ingarbuglierebbe ulteriormente e non si capirebbe più nulla su chi, con chi sta e su cosa si dovrebbe fare per concretizzare nei fatti questo multicolore programma politico.

All'appello mancherebbe Grillo. Accreditate proiezioni lo darebbero come il secondo o terzo partito. Ma Grillo è un incursore e anche tra i più combattivi. Immaginate gli eletti del suo movimento assaltare il fortino della politica tradizionale, dall'interno della Camera e del Senato, che a colpi di cannonate sta per cedere definitivamente. Proviamo a immaginare un fungo atomico su Montecitorio. Beh non andremmo tanto lontano dalla realtà.

E chiaro tutto? Forse si, forse no. Quello che invece è chiaro sarebbe l'instabilità dell’assetto politico che, comunque vada, avremo dalla sera del 25 Febbraio, fino alla prossima tornata elettorale, verosimilmente presto.

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