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Un circo senza domatore

Questa mancanza di leadership ci caratterizza a tutti i livelli istituzionali e contribuisce in maniera determinante all’acuirsi dei problemi, perché nessuno, sapendo effettivamente quali potrebbero essere gli effetti provocati dall’adozione di nuovi modelli più autonomi o, di contro, maggiormente integrati in un diverso assetto europeo, riesce a proporre idee non convenzionali e brillanti di una sana e lucida follia visionaria.
Sono tutti appiattiti su un concetto omologo e incline alle dispute di bottega, sfumato e caratterizzato solo per colore di appartenenza politica. Rosso o Nero? Quasi fossimo in un casinò.

Mancano insomma i segnali "forti" che caratterizzino la volontà della politica di riqualificare un rapporto con i cittadini su adeguati livelli etici e morali. Il pericolo più immediato è che a questo casinò stiano per sedersi anche i poteri finanziari internazionali, quelli forti, che nell'ultimo semestre hanno assicurato al nostro paese un periodo di relativa tregua, che però mal si concilia con il peggioramento dei conti pubblici e con la recessione sempre più pesante.
Il livello relativamente basso dello spread è un’evidente anomalia se si tiene conto che il debito pubblico ha raggiunto il 127% rispetto al PIL. Nel novembre 2011, quando Berlusconi cadde proprio per la situazione disastrata e fuori controllo dei conti pubblici, il debito era al 120,1% e lo spread a 570 punti.
C’è quindi qualcosa che non va e l’attuale raffazzonato esecutivo d'emergenza, non se la può cavare sostenendo che il disavanzo, cioè la differenza tra uscite ed entrate, è passato dal 4,2% al 3%, visto che tale risultato è stato ottenuto con un drastico aumento delle tasse.
Quando aumenta il debito pubblico si erode la credibilità di un Paese e la sua capacità, nel lungo termine, di garantire interessi e capitale a scadenza. Invece niente. Sembra proprio che la finanza che in passato aveva fatto pelo e contropelo all’Italia si sia presa una pausa e che l’attuale calma sui mercati sia una fisiologica conseguenza.

Difficile, stante la situazione e il governo attuale, che per l’Italia possa profilarsi il pericolo di uscita dall’Euro, ma niente è scontato quando l’Italia scende in campo, in meglio o in peggio, perché non siamo certo la Grecia e la forza della nostra economia fa presumere di essere in buona compagnia di Francia e Spagna. Ma se la situazione economica dovesse peggiorare e le corazzate finanziarie anglofone dovessero aprire il fuoco, allora tutto potrebbe succedere, con seri rischi di deflagrazione generale. Non si contano più i vertici di confronto europei, in cui vengono riportate singole pretese e lamentele orfane di una visione comunitaria. La politica del continente è ridotta ad un circo, ma con un problema in più... che adesso manca anche il domatore e quello italiano è il leone meno sveglio e per di più narcotizzato.
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