In un paese normale non si discute più su una sentenza passata in giudicato. Ma per quella di Berlusconi si può fare e tenere il paese lontano dai problemi veri. Lecito porre le dovute garanzie nei due precedenti gradi di giudizio, ma adesso basta.
D'altronde se tutta l’architettura del sistema giudiziario italiano fosse sbagliata, staremmo proprio al sicuro...
L’unica tesi inconfutabile, per il momento, è che la corda è tesa, perché non ci sono più mezzi termini o mezze misure. Politicamente parlando, o si sta con Berlusconi o contro Berlusconi. Questa è la verità. O si sposa l’idea che Berlusconi è stato triturato ingiustificatamente dal sistema giudiziario per cancellarlo dalla scena politica e se ne celebra solennemente il martirio; oppure è tutto vero. Berlusconi andava buttato giù dalla torre con oltre un terzo dell’elettorato nazionale.
Il cavaliere in galera o consegnato ai servizi sociali? Vedremo quale sarà il prosieguo di questo romanzo, certo è che le difficoltà di Berlusconi sono evidenti, perché è impensabile gestire politicamente un partito per interposta persona, sapendo quanto sia complessa l’attività di raccordo con le commissioni parlamentari e con il suo stesso staff. Senza dimenticare poi, che è vero che la legge è uguale per tutti, ma che tutti devono essere uguali dinnanzi alla legge. Quindi la sentenza deve essere applicata. Anche per il cittadino Silvio Berlusconi.
Diversamente varrebbero le inopportune e stupide parole di Sandro Bondi dette a commento della sentenza, “guerra civile”.
Per cui l’ipotesi di maggiore auspicio è quella di un passo indietro definitivo da parte del cavaliere, sicuramente accompagnato da un’affettuosa solidarietà, ma senza i nostalgici ripensamenti a “Forza Italia”. Fa sorridere il concetto di difendere il futuro politico dell’ex presidente del Consiglio; Berlusconi ha ormai settantasette anni e per quanto possa valere l’onorabilità personale questa deve cedere il passo alla sopravvivenza del centro-destra e dei milioni di cittadini che l’hanno sempre appoggiato, sedotti dal sogno della rivoluzione liberale.
E’ l’occasione unica e irripetibile per sdoganare la sudditanza della classe dirigente del PdL nei confronti del suo “leader”, in una maturità indipendente, per dimostrare che una classe politica di destra è finalmente in grado di orientare i destini del paese.
Vietato nascondersi, quindi. E' questo l'accorato l'invito ai "delfini" cresciuti all'ombra di Berlusconi, che tanto gli devono, per non finire come le "trote".