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Risparmio, l'ultima rapina

Governo e Banca d’Italia prigionieri di Bruxelles, Francoforte e Big Business

Siamo ammanettati ad una normativa bancaria che fa dipendere ogni azione del governo italiano e della Banca d'Italia dalle decisioni della Commissione europea.

Il decreto legge “Salva risparmio”, che ha stanziato fino a 20 miliardi di euro per mettere in sicurezza le banche italiane in difficoltà, è servito solo come una foglia di fico. La procedura relativa alla ricapitalizzazione pubblica del Monte dei Paschi di Siena è ancora ferma, all'esame dell'Antitrust europeo e della Vigilanza bancaria della BCE.

La fretta di intervenire era immensa, ma ormai tutto tace. Dell'ingresso effettivo dello Stato nel capitale di MPS non si sa più nulla, così come è calato il silenzio sulla operazione monstre di cessione degli NPL (Non Performing Loans). Il Fondo Atlante, che era stato costituito la scorsa estate per intervenire in questo settore, per iniziare a costruire in Italia un vero mercato delle sofferenze bancarie, ha esaurito le sue munizioni intervenendo a favore delle due banche venete in difficoltà, la Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Per di più, alcuni azionisti hanno già svalutato le quote dei conferimenti nel Fondo Atlante: un buco nell'acqua.

Anche sulle due banche venete in difficoltà, che pure hanno richiesto il sostegno allo Stato per la ricapitalizzazione, le procedure si dipanano un giorno dopo l'altro, con una lentezza esasperante. Prima bisogna capire se i vecchi soci ci stanno ad accontentarsi di un certo risarcimento, poi si devono chiudere i bilanci del 2016 per vedere se ci sono state altre perdite, ancora dopo va valutata l'entità della ricapitalizzazione necessaria. Non basta: c'è da interpellare l'Antitrust europeo, per evitare che un intervento di Stato sia lesivo della concorrenza, c'è da conoscere le valutazioni della Vigilanza europea sulla solvibilità delle due banche, c'è da presentare un progetto di fusione e relativo piano industriale.

Nel frattempo, a Siena come nel Veneto, di tempo per pensare al business ce n'è poco. I depositi vengono ritirati e si tura la falla con la garanzia di liquidità posta dal governo.

Non è casuale che tutto marcisca, giorno dopo giorno: la situazione di anossia è funzionale alla rapina del risparmio italiano.

Il governo italiano e la Banca d'Italia si sono consegnati prigionieri: ammanettati dalle Istituzioni europee, dalla BCE e dal Big Business.

Mettere sotto pressione il sistema bancario italiano, lo scrivevano il 19 gennaio dell'anno scorso nell'Editoriale intitolato “Banche, chi soffia sul fuoco?”, è funzionale alla grande rapina in corso a danno del risparmio italiano.

Si approfitta del timore dei depositanti, della continua incertezza, per indurli a ritirare i risparmi dalle banche. Ci si affida a nuovi modelli di investimento, chissà poi se più sicuri di quelli che oggi sembrano malfermi.

Il decreto legge è rimasto lettera morta: è servito solo ad evitare il clamore di un default.

Tutti assistono imbelli al drenaggio di centinaia di miliardi di euro di risparmio all'estero. Il Big Business finanziario si frega le mani. Invece di investire in Italia, per sostenere l'economia, i risparmi degli Italiani vanno su altri mercati. Finanziamo, con i nostri risparmi, la concorrenza alle nostre imprese.

Siamo di fronte ad una classe dirigente imbelle, armata di un fanatismo europeista davvero miserevole.

Ci si limita ad allargare le braccia, ci si trincera come un Don Abbondio qualsiasi, dietro al consueto “non possumus”.

Non è solo miopia, è codardia: Risparmio, è l'ultima rapina.

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