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Il PIL cresce, nel Tango delle previsioni

FMI: Italia +1,3% nel 2017. Ma era +1,4% nel DEF 2016

Prima è stata la Banca d'Italia ad annunciare che quest'anno il PIL italiano sarebbe cresciuto nel 2017 più rapidamente delle attese. Era il 14 luglio scorso, quando venne comunicato un incoraggiante +1,4%, seguito da un +1,3% nel 2018 e da un +1,2% nel 2019. Per quest'anno c'è da festeggiare, ma senza ubriacarsi.

Ora è il turno del FMI, che ha appena rilasciato il nuovo Outlook con le previsioni di crescita del mondo intero. Per l'Italia ci sono buone sorprese, anche se ci va più piano rispetto alla Banca d'Italia, con il +1,3% per l'anno in corso ed il +1% per il 2018.

Il governo Gentiloni, nel DEF 2017 approvato ad aprile scorso, quindi neppure tre mesi fa, era stato più molto più cauto: + 1,1% per il PIL di quest'anno, e +1% per quello del 2018. Insomma, sembra proprio che le sorprese non manchino. Il vento è cambiato, oppure è un balletto delle previsioni, che cambiano in continuazione?

La verità è semplice: più la memoria è corta, più si corre a festeggiare. Quella delle previsioni macroeconomiche non è solo una scienza, ma anche una commedia.

Va avanti così da un pezzo: per fare vedere che la situazione economica migliora, si cambiano continuamente le previsioni del PIL. Si comincia con la manica larga, con le proiezioni positive, soprattutto per gli anni successivi a quello in corso, per dare l'impressione che le riforme funzionano, che l'azione dei governi darà i suoi frutti, e che c'è davvero una luce in fondo al tunnel. Poi, a mano a mano che ci si avvicina all'anno in cui l'economia dovrebbe migliorare, si rettificano al ribasso le previsioni: la congiuntura non mantiene le promesse. Questo serve a giustificare la necessità di non mollare sulla strategia del rigore: se si molla, si vanificano tanti anni di sacrifici.

Ecco come cambiano le previsioni per il PIL dell'Italia:

  1. Nel DEF 2016, varato dunque nell'aprile dell'anno scorso, il governo Renzi ed il Ministro dell'economia Padoan avevano previsto che nel 2017 il PIL sarebbe cresciuto dell'1,4%; poi dell'1,5% nel 2018, ed infine dell'1,4% nel 2019. Crescita sostenuta e persistente: l'Italia ha davvero cambiato verso!
  2. Nella Nota di aggiornamento del DEF, a settembre 2016, sempre il governo Renzi con lo stesso Ministro dell'economia Padoan ridussero la previsione di crescita del PIL per il 2017, portandola dall'1,4% all'1% netto; quella per il 2018 dall'1,5% all'1,3%; ed infine quella per il 2019 dall'1,4% all'1,2%. Meglio andarci piano con le previsioni... l'ottimismo cala.
  3. Nel DEF 2017, dell'aprile scorso, la limatura prosegue. Il governo Gentiloni, con il medesimo Ministro dell'economia Padoan, nelle previsioni tendenziali indicano che la crescita del PIL nel 2017 risalirà appena di un'inezia rispetto a quello che si pensava settembre, passando dall'1% all'1,1%; che il PIL del 2018 non sarà più dell'1,3% ma dell'1,0%; che quello del 2019 scenderà ancora, passando dall1,2% all'1,1%. Nel quadro programmatico, la crescita del PIL nel 2017 e nel 2018 si allinea al quadro tendenziale, mentre cala ancora la previsione del 2019, che passa dall'1,1% all'1%. Insomma, la frenata di settembre si trasforma in un'inchiodata.

In Italia, il PIL del 2017 finalmente migliora. Evviva: crescerà dell'1,4% per Banca d'Italia e dell'1,3% per il FMI, anche se per il 2018 prevedono rispettivamente solo un +1,3% ed un +1% netto.

Banca d'Italia è tornata alle previsioni contenute del DEF 2016, ed il FMI sta ancora un po' più sotto: il PIL va su e giù come un guscio di noce. Siamo a fine luglio, e di cambiamenti chissà quanti ce ne saranno ancora.

Oggi, è tutto un rifiorire dell'economia mondiale: bisogna tranquillizzare i mercati, preoccupati per come vanno le cose in America, visto che i tagli alle tasse, l'abrogazione dell'Obamacare ed il piano di investimenti pubblici sono tutti lontani mille miglia dal traguardo. L'Amministrazione Trump è in grosse difficoltà. La Brexit è incagliata, e gli industriali tedeschi sono terrorizzati per il loro export.

La FED non sa che fare, se aumentare i tassi o meno, mentre la BCE ha tutte le alternative aperte, mentre continua imperterrita nel QE: ridurre oppure aumentare gli acquisti, a seconda delle circostanze.

Grande è la confusione sotto il cielo.

Il tango delle previsioni continua.

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