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Gaullismo + Colbertismo = Macronismo

Il nuovo corso francese, tra Politica di potenza e Dirigismo

Da Parigi il governo francese fa sapere che comprerà tutte le azioni residue dei Cantieri navali di Saint-Nazaire, sommandole al 33% già sue. Viene così a cadere l'accordo già stipulato con il precedente governo, che convalidava l'offerta formulata da Fincantieri: rilevava l'azienda francese dal fallimento della capogruppo coreana STX, assumendo il controllo della maggioranza azionaria e della gestione.

L'offerta di una governance paritetica, per accomodare, è stata rifiutata: “Siamo italiani ed europei. Non ci possono trattare meno dei coreani”, questa è stata la risposta dell'AD di Fincantieri. Anche i Ministri Calenda e Padoan hanno seguito la stessa linea: anche loro sapevano che la proposta era solo un modo per mandare tutto all'aria. Ci sarebbero commesse militari di circa 40 miliardi di euro in ballo nei prossimi anni, tecnologie navali di cui la Francia sarebbe gelosa, posti di lavoro che non vuole condividere con nessuno.

Ecco dove andrà a finire l'aumento del budget delle Forze Armate, che il Presidente Macron ha promesso di portare al 2% del PIL: commesse alle industrie francesi, senza che nessuno ci debba mettere becco. E questa è la risposta al quesito posto dal Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate francesi, appena dimessosi per contestare un taglio al bilancio del 2017: quali interessi industriali ci sono dietro a questo impegno? Si chiedeva, senza mezzi termini, se alla fine prevarranno gli interessi militari, la difesa della Francia, oppure quelli delle lobby industriali.

La risposta è chiara, sembrano prevalere questi ultimi.

Per un Paese, l'industria della Difesa è il business più importante: è il driver degli appalti senza fine, degli sprechi più incontrollabili, delle grandi innovazioni tecnologiche, della proiezione militare e politica all'estero.

Gli Americani lo hanno capito già da ottanta anni, da quando dettero in affitto e prestarono alla Gran Bretagna gli armamenti di cui aveva necessità per combattere contro la Germania nazista, e che l'industria inglese non riusciva a produrre: era il 1941, ed il Lend & Lease Act approvato dal Congresso di Washington fece da schermo alla ancora ostentata neutralità americana. Servì Pearl Harbour, per entrare in guerra.

Da allora in poi, la politica americana ha sempre puntato sull'industria degli armamenti, anche ai fini di garantirsi la supremazia tecnologica. Internet, basato sulla trasmissione per le vie più diverse attraverso una nuvola di router dei singoli bit in cui viene segmentato un messaggio, è nato sulla base della richiesta dei militari di avere un sistema di telecomunicazioni non intercettabile e non legato ad uno schema di rete gerarchica tradizionale, in cui basta tagliarne anche un solo segmento per isolare un intero territorio. Anche le telecomunicazioni mobili digitali con lo standard GSM non furono altro che la evoluzione in campo civile di un sistema pensato per le comunicazioni in Europa durante la Guerra fredda. Lo stesso vale per il GPS ed una serie di avanzamenti nel settore informatico. La stessa corsa allo spazio, in cui Russi ed Americani gareggiavano, era un altro strumento per garantirsi il controllo e la sorveglianza mediante i satelliti ed i missili.

Ora, dopo dieci anni di crisi economica in Occidente e di globalizzazione fondata sulla contrazione dei salari per battere la concorrenza, gli Stati europei stanno cercando una maniera per aumentare gli investimenti: e non si tratta di costruire nuove autostrade, perché ce ne sono già a sufficienza, né di tratte ferroviarie ad alta velocità perché al confronto le linee aree low-cost hanno ormai prezzi imbattibili e soprattutto costi di investimento risibili. Anche l'edilizia tradizionale ha poco mercato, perché la popolazione europea tende addirittura a diminuire. Le innovazioni tecnologiche richiedono a loro volta un capitale fisso molto limitato, visto che molto spesso la capacità di elaborazione, di memoria e le stesse applicazioni risiedono nel cloud. Non parliamo di industrie di base, di acciaierie, centri petrolchimici e di produzione di energia elettrica, perché c'è una offerta eccessiva, che supera ampiamente qualsiasi prospettiva di richiesta sul mercato. Si tentano alternative, come l'auto elettrica o quella senza pilota, ma sono soluzioni avveniristiche con enormi rischi e pochi margini.

Per gli Stati, dunque, ritorna prepotente la necessità di sostenere le proprie industrie e lo sviluppo economico e tecnologico. Il fatto è che intervengono solo con la spesa militare, che mette insieme la volontà di potenza e gli interessi economici che altrimenti non si potrebbero sostenere senza turbare il mercato.

Del nuovo corso francese, abbiamo capito questo: gaullismo + colbertismo = macronismo.

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