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La piramide rovesciata non regge

Il debito immenso di Stati, imprese e famiglie ora fa paura alle banche centrali

La crisi finanziaria è stata curata con il rigore fiscale: in Europa, si diceva che occorreva riconquistare competitività internazionale riducendo i prezzi interni ed i salari. Solo in questo modo si sarebbero sostituite le importazioni con i beni prodotti all'interno e si sarebbero incentivate le esportazioni. L'aumento delle tasse ed i tagli delle spese pubbliche, soprattutto quelle di investimento, ha provocato fallimenti a catena e soprattutto un aumento esponenziale della disoccupazione. L'idea che si potesse recuperare un divario salariale che va oltre il 100%, ad esempio tra Italia e Romania, è insensata. Oggi accade che molte persone immigrate anni fa dalla Romania in Italia ritornino indietro, perché al salario italiano, che è ancora molto più elevato di quello pagato in Romania, corrisponde un costo della vita di gran lunga superiore. In Italia si guadagna di più in termini monetari, ma non in termini reali.

Nel frattempo i debiti sono aumentati, soprattutto quelli degli Stati che non sono riusciti ad aumentare le tasse o a tagliare le spese senza far crollare ancor di più il gettito e l'economia. Anche in Italia, dopo aver aumentato l'IVA e le accise sui carburanti, si è visto che il gettito era di gran lunga inferiore a quanto si era stimato: se in tasca il consumatore ha 30 euro, è inutile sperare che ne spenda di più perché l'IVA o l'accisa sulla benzina sono aumentate. Spenderà sempre 30 euro, e comprerà un po' meno prodotto, qualche litro in meno di carburante.

Le conseguenze sui sistemi bancari sono state altrettanto rilevanti: accanto alle imprese fallite, ce ne sono molte di più che hanno smesso di pagare le rate sui prestiti. E' successo così a molte famiglie. I cosiddetti NPL, i crediti in sofferenza delle banche, sono aumentati a dismisura. Le banche hanno cominciato a svalutare le poste di bilancio e poi hanno cominciato a venderle. In Italia si è già fatto tanto per accelerare le vendite giudiziarie, ma con scarsissimi risultati: alle aste immobiliari di capannoni industriali e di case di periferia, quale che sia il prezzo richiesto, non si presenta nessuno. Il peggio deve ancora venire.

Il dato di fondo è un altro: i salari sono ormai troppo bassi. Lo hanno riconosciuto sia Christine Lagarde, Direttore generale del FMI, sia Mario Draghi, Governatore della BCE: la ripresa c'è, ma è trainata ancora una volta dal debito. Le aziende si indebitano per fare investimenti, le famiglie per andare avanti, gli Stati per non soffocare quel poco di crescita che c'è.

Naturalmente, da parte del FMI c'è la solita richiesta di riequilibrare i conti degli Stati: bisogna aumentare la tassazione sui più ricchi, quella sugli immobili e soprattutto quella sulle successioni. La liquidità immessa sul mercato dalle banche centrali è andata prevalentemente ad aumentare i corsi azionari ed il debito: le banche hanno prestato denari alle imprese che si sono ricomprate le loro stesse azioni, oppure a qualcuno che voleva approfittare dei bassi tassi di interesse per cavalcare l'onda dei mercati in rialzo.

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