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Silenzio a Francoforte

La BCE condizionata da vincoli, asimmetrie strutturali e troppi errori

"Quieta non movere": si darà un calcio al barattolo, per dirla in modo meno aulico.

Non ci saranno grandi novità, nella prossima riunione:

- chiusura del PEPP a marzo, come da programma;
- prosecuzione del Qe che verrà modulato in funzione dell'andamento dell'economia e dei prezzi;
- mantenimento dei tassi di riferimento ai livelli attuali;
- reinvestimento delle detenzioni di titoli di Stato alle scadenze.



La ventata di rialzo dei tassi di interesse che è già in corso da quasi un anno, riportando ormai ad un soffio dallo zero il tasso negativo sui Bund e facendo lievitare ad oltre 130 punti base lo spread dei BPT, sarà alimentata dalle decisioni della Fed che va giù di tapering avendo già programmato fino a quattro rialzi dei tassi già nel corso del 2022.

Manca un quadro politico ed istituzionale che consenta alla BCE di assumere una strategia chiara. Bisogna rinviarla a dopo: "a dopo" le elezioni del Presidente della Repubblica in Italia ed in Francia; "a dopo" la definizione di un programma che sterilizzi a lungo termine le detenzioni di debiti pubblici accumulati dalla BCE a partire dal 2020 sulla base del PEPP e forse anche di quelli derivanti dal PSPP a partire dal 2013; "a dopo" la riforma del Fiscal Compact.
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