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Da Delors a Schäuble, Utopia europea e Distopia

Dal Grande Architetto dell’Unione al Grande Difensore dei Creditori

Quando ci lasciano gli uomini che sono stati protagonisti delle rispettive epoche, da una parte Jacques Delors che fu Presidente della Commissione europea per ben tre mandati, dal 1985 al 1995.

Delors fu un vero visionario, che non solo sognò, ma seppe realizzare sotto la propria guida un'Europa politica e non solo economica, passando dal Mercato Comune al Mercato Unico; unificando i precedenti Trattati, Ceca, Cee ed Euratom in un Atto unico europeo; procedendo all'abbattimento delle frontiere ed alla libera circolazione delle persone con gli accordi di Schengen; e soprattutto dando vita al Trattato di Maastricht, che istituì l'Unione europea con regole che andavano molto al di là del divieto di concorrenza sleale tra le economie dei Paesi aderenti, imponendo il divieto di dazi e tariffe ovvero di distorsivi aiuti di Stato alle imprese nazionali.

Il passaggio fondamentale fu la definizione delle regole dell'Europa monetaria, che poggia su tre pilastri:
  • la creazione del Sistema Europeo delle Banche Centrali (SEBC) che ha al suo vertice la Bce, con il divieto di finanziare gli Stati in ogni forma, anche mediante anticipazioni di tesoreria
  • la fissazione di regole di convergenza tra i bilanci pubblici, con il divieto di superare il tetto del 3% nel rapporto deficit/Pil e quello del 60% nel rapporto debito/Pil
  • la previsione della istituzione della Moneta unica europea, l'euro, che fu decisa nell'anno 2000 ed entrò in circolazione l'anno successivo.

Questa Architettura avrebbe dovuto assicurare ai cittadini europei condizioni di uguaglianza, di libertà politica ed economica, in un contesto di regole inderogabili che avrebbero assicurato la convergenza tra situazioni di partenza assai diverse attraverso gli strumenti perequativi del bilancio europeo. Avendo assunto che l'IVA ed i dazi alle frontiere esterne, gli unici ammissibili, fossero Risorse Proprie dell'Unione, era possibile procedere ad aggiustamenti nelle risorse fiscali nazionali, visto che gli Stati più prosperi sarebbero divenuti “contributori netti” al bilancio europeo mentre altri sarebbero stati “beneficiari netti” di trasferimenti mirati alla crescita, soprattutto attraverso il Fondo Sociale Europeo ed il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale.
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