(Teleborsa) - Pessime prospettive si affacciano per l'Australia, costretta a combattere, da un lato, la stagnazione della domanda interna ed estera, ma preparata anche a fronteggiare una nuova impennata dell'inflazione a metà anno. Una crescita troppo forte dei prezzi, in prossimità del target fissato dalla banca centrale, indurrebbe quest'ultima a tenere più alti i tassi di interesse, mortificando i precedenti tentativi di stimolare l'economia.
La Reserve Bank of Australia, nel suo report sull'inflazione pubblicato oggi, ha dipinto un quadro preoccupante, preannunciando l'aumento del tasso di inflazione sul target a metà anno attorno al 3,25% dal 2,75% stimato in precedenza. Ne conseguirebbe un aumenti dei tassi di interesse, per frenare la crescita dei prezzi, quando ancora l'attività economica ristagna.
Ieri, il
report sul commercio al dettaglio ha segnalato ieri una leggera ripresa della domanda interna, ma i miglioramenti sono ancora modesti e, comunque, non sufficienti a compensare il crollo della domanda internazionale e dell'export, che ha indotto una grave crisi nel settore minerario.
Cosa farà ora la banca centrale australiana? Indubbiamente, la debolezza della valuta locale ha provocato un aumento dei prezzi delle importazioni, alimentando anche l'inflazione interna, legando le mani alla banca centrale circa le possibilità future di ridurre ancora i tassi di interesse.