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Via della Seta, Italia esce ufficialmente

Economia
Via della Seta, Italia esce ufficialmente
(Teleborsa) - L'Italia esce ufficialmente dalla Via della Seta: consegnata, nei giorni scorsi, una nota a Pechino.

La notizia, anticipata da Il Corriere della Sera, viene confermata all'Ansa che cita fonti informate. La mossa è stata preceduta da una missione in Cina del segretario generale della Farnesina Riccardo Guariglia in estate e a seguire dalla visita del ministro degli Esteri Antonio Tajani: incontri in cui è stata confermata l'intenzione di coltivare il partenariato strategico tra i due Paesi e in cui sono stati avviati fra gli altri i passi preparatori per la visita del capo dello Stato Sergio Mattarella l'anno prossimo in Cina.

Roma stava preparando l'uscita "soft" dalla Via della Seta, puntando, anzitutto, a non incrinare i rapporti con Pechino, anzi l'obiettivo è rilanciarli su altri fronti e a più livelli.

Ormai da qualche tempo era stata stabilita la exit strategy: un lavoro ai fianchi affinchè non ci siano troppe ripercussioni a livello diplomatico, nei rapporti tra i due Paesi. Proprio a questo era servito l'incontro tra la Presidente del Consiglio Gorgia Meloni e il premier cinese Li Qiang a margine dei lavori del G20.

"Abbiamo appreso che il governo italiano, i
n gran segreto è senza nessun dibattito parlamentare, ha portato a compimento la sua intenzione di uscire dalla Via della Seta, stracciando il memorandum sottoscritto quattro anni fa con la Cina. E' una follia il cui conto sarà pagato dalle piccole e medie imprese italiane, che non avranno più nessuna copertura politica per la loro attività con la Cina e verso la Cina". Così in una nota Gianni Alemanno, segretario del Movimento Indipendenza.


"Soprattutto
- aggiunge - non si capisce il vantaggio per l'Italia di questa scelta: il memorandum della Belt and Road Initiative (BRI) non era impegnativo su nessun punto, ma apriva progetti molto promettenti per il nostro commercio internazionale, per la nostra logistica e i nostri investimenti in Africa. E' un regalo che facciamo alle grandi multinazionali".



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