(Teleborsa) - E' stata
raggiunta l’intesa tra i 27 Paesi sul nuovo Patto di Stabilità e Crescita. I contenuti dell’accordo verranno adesso sottoposti al vaglio del Parlamento Europeo. Lo ricorda l'economista Andrea Ferretti, che esamina le caratteristiche ed i punti di forza e di attenzione del nuovo Patto.
Premessa: cos’è il Patto di Stabilità
È un accordo del 1997 che prevede specifici
obblighi e sanzioni a carico di quei paesi che non rispettino determinati
criteri di bilancio, quali ad esempio un rapporto deficit/Pil del 3% o un rapporto debito/Pil del 60%. Nel 2020, a seguito della crisi pandemica, le regole del Patto di Stabilità, che chiameremo
"vecchio patto", sono state
sospese fino alla fine del 2023. A questo punto non ci rimane che provare a fare un’analisi punti di forza e punti di attenzione sul nuovo Patto di Stabilità.
Punti di forza
1 –
Elasticità. Il nuovo Patto di Stabilità dovrebbe essere
più elastico rispetto al precedente. È, infatti, prevista, l’individuazione di specifiche traiettorie di rientro dal debito e dal deficit concordate preventivamente tra ciascuno Stato e la Commissione Europea.
2-
Gradualità. I citati piani di aggiustamento avranno
una durata base di quattro anni, ma potranno essere allungati fino a sette anni. L’Italia ha ottenuto che i paesi che rispettino i loro impegni nel piano del PNRR in termini di investimenti e riforme possono accedere in maniera quasi automatica all’allungamento a sette anni.
Punti di attenzione
Germania e "accoliti" hanno ottenuto all’ultimo di inserire nel nuovo patto alcuni
obblighi addizionali.
1 – I paesi con un rapporto debito/Pil superiore al 90% (Italia, Francia, Spagna, Grecia) dovranno comunque
ridurre il debito dell’1% annuo durante il periodo concordato con la commissione fino a raggiungere il limite del 60%.
2- I paesi dovranno tendere, nel periodo concordato con la Commissione, a un rapporto deficit/Pil non più del 3% come previsto nel vecchio patto ma addirittura dell’1,5%. L’idea è di
obbligare i paesi a crearsi delle riserve di deficit da utilizzare in casi di crisi e shock esterni.
3- I paesi con un rapporto deficit/Pil superiore al 3% (Italia, Francia, Spagna) dovranno prima
rientrare a tappe forzate nei ranghi del 3% e solo dopo potranno attivare il piano concordato con la Commissione.
Conclusioni
1 - È evidente che il nuovo Patto di Stabilità, comunque più soft rispetto al precedente, sia il frutto di un
compromesso tra rigore e crescita. Tuttavia, non c’è dubbio che i
criteri quantitativi introdotti all’ultimo dalla Germania abbiano in buona parte
vanificato l’idea di tarare gli aggiustamenti di bilancio sulla situazione di ciascun paese.
2- Per quanto riguarda
l’Italia, il nuovo Patto di Stabilità
è sostenibile, ma certamente molto gravoso. Basti pensare che le prime stime indicano che gli
aggiustamenti di bilancio, che dovremmo affrontare per rispettare quanto previsto nel piano,
valgono circa 12-15 miliardi l’anno e ovviamente di Leggi di bilancio con
extra deficit non si potrà più nemmeno parlare.