(Teleborsa) - Sono
giornate volatili per il mercato petrolifero, che ieri è caduto
al di sotto dei 60 dollari, attestandosi
ai minimi da inizio 2021, sulle aspettative di un vicino accordo di pace fra Russia ed Ucraina. Il minor rischio geopolitico si è unito all'effetto negativo esercitato dall'aumento dell'offerta dell'OPEC+, che ha già fatto perdere al petrolio circa venti dollari al barile. La performance del 2025 si candida ad essere la peggiore dal lontano 2018.
Questa mattina, le quotazioni del
Brent del Mare del Nord sono in recupero a
59,81 dollari al barile, in rialzo dell'1,51% rispetto a ieri, quando le quotazioni sono arrivate a testare un
minimo di 58,4 dollari al barile. Il petrolio Brent segna su base settimanale un calo di quasi il 54% e su mese una perdita di oltre il 7%, mentre la
performance da inizio anno in vista della chiusura del 2025 segna quasi un
-20%.Non fa meglio il petrolio nordamericano,
West Texas Intermediate, che scambia a
55,96 dollari al barile, in rialzo dell'1,47%, dopo aver toccato un
minimo ieri di 54,89 USD/barile. Il greggio WTI evidenzia una analoga perdita su base settimanale di circa il 4%, mentre la performance mensile fa segnare quasi un -8% e quella
da inizio anno una perdita superiore al 21%.
A zavorrare il petrolio negli ultimi giorno hanno contribuito le notizie in arrivo dal vertice europeo, dove
si sta patteggiando un accordo di pace per Kiev con le controparti americane, sebbene Putin abbia messo in chiaro di non essere disposto a cedere sui territori del Donbass.
A pesare sul petrolio anche le
notizie negative in arrivo dal fronte
macroeconomico, soprattutto dagli USA, dove c'è stata una
crescita dell'occupazione (+64.000 unità a novembre) inferiore alle attese ed un
aumento del tasso di disoccupazione al 4,6%, massimi degli ultimi quattro anni.
Il mercato petrolifero resta sotto pressione anche per la
strategia dell''OPEC+, che quest'anno ha rapidamente aumentato la produzione dopo anni di tagli.