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Tasse, trucchi e parrucchi

Zitti zitti, al governo si preparano a distribuire 10 miliardi di euro

Tra il dire ed il fare, quando ci sono di mezzo le tasse, c'è sempre di mezzo la campagna elettorale. Come sempre, tutto cambia all'improvviso e non si capisce mai bene perché.

A fine febbraio, come tutti ricordano bene, la Commissione europea sollecitò il governo italiano ad effettuare una correzione strutturale del deficit pubblico dell'ordine dello 0,2% del PIL. La ragione è ben nota: invece di continuare ad avvicinarci all'obiettivo del pareggio strutturale, richiesto dal Fiscal Compact e rinviato di anno in anno, il bilancio del 2017 addirittura peggiora il risultato già raggiunto nel 2016. Questa marcia indietro viene considerata inaccettabile dalla Commissione, preoccupata per la dinamica del debito pubblico italiano, ancora più accelerata rispetto a quella della crescita del PIL nominale. In pratica, se il PIL del 2016 è cresciuto dello 0,9% in termini reali e dell'1,6% in termini nominali (considerando l'inflazione), ed il deficit pubblico è stato del 2,6%, il rapporto debito PIL è continuato a crescere, passando dal 132% del 2015 al 132,6% del 2016. Tra l'altro, è stato poco sottolineato il fatto che la domanda estera netta, il tanto sbandierato aumento dell'export, ha contribuito negativamente alla formazione del PIL, con il -0,1%. Anche la variazione scorte, per via della riduzione in corso, ha contribuito negativamente con il -0,5%.

Sembrava quindi che ci dovesse essere una manovra strutturale sulle entrate, per l'importo di circa 3,5 miliardi di euro, corrispondenti allo 0,2% del PIL. Si è cominciato a parlare di aumenti dei prelievi sulle vincite delle lotterie, portandolo al 10% sugli importi superiori ai 500 euro. Poi si è parlato di aumentare le accise sui tabacchi.

Il confronto si è poi spostato sui miglioramenti strutturali del gettito fiscale conseguiti dal governo: se i dati di consuntivo 2016 sono migliori delle previsioni riviste a settembre con l'aggiornamento del DEF, il trascinamento sul 2017 implicherebbe un migliore saldo strutturale, rendendo inutile o quanto meno più limitata la correzione richiesta.

Ed in effetti, il 6 marzo, l'Istat ha pubblicato i dati relativi alle Pubbliche amministrazioni, immediatamente ripresi dal Ministero dell'economia, secondo cui: “Nel periodo gennaio-dicembre 2016 le entrate tributarie erariali sono state pari complessivamente a 451,5 miliardi, con un aumento del 3,3% (+14.244 milioni di euro) rispetto al 2015. L'andamento del gettito nel 2016 riflette sia il miglioramento della congiuntura economica sia l'effetto di alcune importanti misure di contrasto all'evasione adottate dal Governo nel corso degli ultimi anni.

Tra queste, la collaborazione volontaria (cd Voluntary Disclosure) introdotta per favorire la regolarizzazione di capitali finora non dichiarati al fisco detenuti in Italia e all'estero ha fatto registrare nel 2016 versamenti per 4.078 milioni di euro rispetto ai 212 milioni di euro del 2015, anno nel quale era stato avviato l'istituto.

Sul versante delle imposte indirette, il meccanismo della scissione dei pagamenti (cd Split Payment) per i fornitori della Pubblica Amministrazione e l'estensione del sistema dell'inversione contabile (cd Reverse Charge) al settore delle pulizie, dei certificati verdi e al settore dell'edilizia specializzata, hanno generato un considerevole recupero di gettito, contribuendo a ridurre l'evasione dell'IVA.

Il governo ha di che festeggiare: se si tolgono le entrate una tantum della Voluntary Disclosure (4 miliardi), l'aumento strutturale si avvicina ai 10 miliardi annui: 4,5 miliardi in più nel 2016 sono derivati dalle imposte dirette sul reddito. Per le imposte indirette il bottino è stato ancora più ricco: “in aumento del 4,2% (+8.285 milioni di euro) rispetto allo stesso periodo del 2015. Il gettito IVA cresce del 4,3% (+5.127 milioni di euro) per effetto dell'andamento complessivamente positivo della componente relativa agli scambi interni e, in particolare, dei versamenti a seguito dell'applicazione del meccanismo dello Split Payment (+5,5% pari a +5.904 milioni di euro), che obbliga la pubblica amministrazione a trattenere e versare direttamente all'erario l'IVA sulle fatture emesse dai propri fornitori (…). Le entrate relative ai giochi presentano, nel complesso, una crescita molto sostenuta, pari a 22,3% (+2.654 milioni di euro).”

Insomma, nel 2016 lo Stato ha incassato un botto di tasse: 10 miliardi in più rispetto alle previsioni. Invece di essere obbligati a fare una manovra correttiva strutturale di 3,2 miliardi nel 2017, sembra che ci siano quasi 7 miliardi da distribuire. Ecco perché da Bruxelles ora si tace, ed al governo ci si ruzzola a promettere riduzioni delle imposte, principalmente sul cuneo fiscale. L'idea è di chiudere del 5% il divario tra costo del lavoro al lordo della tassazione e dei contributi previdenziali, aumentando del 2,5% le retribuzioni nette e riducendo della medesima percentuale la tassazione delle imprese, verosimilmente le aliquote dell'IRAP e/o dell'IRES.

Difficile trovare ricostruzioni organiche, si dovrà aspettare almeno metà aprile, quando sarà presentato il Def 2017.

Siamo in vista delle amministrative, ed al massimo a febbraio 2018 ci sono le politiche.

Tra il dire ed il fare, quando ci sono di mezzo le tasse, c'è sempre di mezzo la campagna elettorale.

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