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Mamma li Turchi!

Lacrime di coccodrillo, dopo lo sconquasso delle Primavere arabe

La destabilizzazione dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo, con le primavere arabe in Tunisia, Egitto e Libia, ha un epicentro in Siria, dove da cinque anni uomini in armi sostenuti dai più diversi Paesi del mondo, arabo e non, alimentano la guerra civile contro il regime di Assad. E' in Siria che si è arrestato il domino che ha fatto cadere un regime autocratico dopo l'altro, è sempre lì che l'Isis (Islamic State of Irak and Siria) ha iniziato il suo commino, estendendosi secondo un modello di franchising dovunque ci fosse instabilità.

E non poteva mancare, nel vuoto di potere geopolitico determinato dalla debolezza dell'Egitto, un rimescolamento delle carte in tutto il Medioriente, con la Turchia che si fa portatrice di nuovi equilibri, ritornando indietro rispetto al modello laicista dello Stato, voluto dopo la fine della prima guerra mondiale da Ataturk, il Padre della Turchia moderna, con la abolizione del Califfato dopo la caduta dell'Impero ottomano.

Il ritorno ad un progetto neo Ottomano da parte della Turchia implica, come già avvenne dopo la caduta di Bisanzio e la conquista dell'Egitto, la necessità di trovare una legittimazione forte. Nella seconda metà del 1500, infatti i Sultani si proclamarono eredi del Califfato musulmano: ciò consentì loro di ottenere l'obbedienza tra le popolazioni arabe. Per l'Impero Ottomano, la religione rappresentò quindi un amalgama politico fondamentale per tenere insieme popolazioni estremamente diverse tra loro, molto distanti e spesso isolate, e soprattutto uno strumento indispensabile per contrastare le colonizzazioni europee, condotte da popolazioni cristiane.

La Turchia, negli anni scorsi, ha coltivato a lungo ed intensamente l'obiettivo di entrare a far parte dell'Unione europea, un progetto fatto fallire dalla Francia che temeva un ulteriore rafforzamento della Germania per via dei legami antichi che legano i due Paesi, e per la foltissima presenza di immigrati turchi in Germania. Di fatto, è stato il Presidente francese Sarkozy a bloccare il progetto, imponendo alla Turchia di trovarsi un destino internazionale diverso rispetto all'ingresso in Europa.

GasdottoL'estensione dell'impronta geopolitica della Turchia, determinata dal collasso dell'Egitto, dalla caduta del regime di Gheddafi in Libia e dalla guerra civile in Siria, avviene quindi non solo al di fuori dell'orbita europea ma con un rapporto sempre ambiguo nei confronti degli Usa. Basta ricordare che, già ai tempi della decisione americana di invadere l'Irak di Saddam Hussein per via del possesso di armi di distruzione di massa, la Turchia non dette l'assenso ad una invasione che partisse anche dal suo territorio. Di recente, dopo l'abbandono del progetto di costruire il gasdotto South Stream per via delle enormi difficoltà frapposte da Bruxelles e da Washington di fronte alla prospettiva di una aumentata dipendenza energetica dell'Europa nei confronti della Russia, la Turchia si disse favorevole ad un tracciato che approdasse sul suo territorio. La presenza di una minoranza curda nel sud-est della Turchia, che aspira a maggiore autonomia, si è scontrata con la strategia americana in Irak, che si è fatta forte della minoranza curda che vive nel nord-ovest di quel Paese per combattere l'Isis. Una divisione dell'Irak, con la creazione di uno Stato curdo, sarebbe destabilizzante per Ankara. Lo stesso vale per la Russia, che teme una recrudescenza dell'estremismo musulmano.

Il fallito colpo di stato militare di questa estate in Turchia ha aggiunto altra benzina sul fuoco: la politica di avvicinamento all'Islam, già preoccupava l'Occidente sia perché rimette in discussione il laicismo tradizionale, sia perché rappresenta lo strumento che consente alla Turchia di coltivare il suo progetto neo Ottomano. L'Europa, in difficoltà per l'afflusso attraverso la rotta balcanica di centinaia di migliaia di profughi provenienti dalle aree colpite da decenni di guerre, non ha esitato a barattare il proprio denaro in cambio di una accoglienza in Turchia.

Il prossimo referendum costituzionale in Turchia, che verte sul passaggio ad un sistema di Repubblica presidenziale, viene visto con timore in occidente per via del rafforzamento dell'attuale leadership politica. In alcuni Paesi del nord Europa ora si stanno vietando le visite di esponenti del governo turco, volte a sollecitare il voto favorevole dei loro concittadini al prossimo referendum. Il diniego ha indotto il governo di Ankara a protestare violentemente per queste decisioni che violano la libertà di manifestazione del pensiero, che l'Occidente sbandiera ogni giorno: la polemica cresce sempre di più, di giorno in giorno.

Ogni errore commesso, se ne porta appresso altri dieci.

L'Unione europea si è estesa per anni in lungo ed in largo, coltivando il miraggio di trasformarsi in un super-Stato, ed ha anticipato i tempi con la moneta unica: ora non è più né carne, né pesce; e non si sa se, e come, si andrà avanti. L'Unione si è posta come principi inderogabili le quattro libertà di circolazione: di merci, servizi, capitali e persone. L'adesione della Turchia avrebbe consentito il libero ingresso nell'Unione a milioni di persone, destabilizzando i già precari equilibri socioeconomici dopo la crisi. E' per sottrarsi proprio a questo obbligo di accoglienza che la Gran Bretagna ha deciso di uscire dalla UE.

La destabilizzazione delle Primavere arabe, salutata con giubilo dall'establishment occidentale, ha scombussolato gli equilibri in Medio Oriente facendo collassare il tradizionale ruolo egemone dell'Egitto. Lo spodestamento di Assad in Siria era un altro obiettivo che l'Occidente ha perseguito con determinazione, sostenendo una guerra civile che dura da oltre cinque anni. Ha determinato un flusso di profughi inarrestabile, e non sappiamo che cosa fare.

Ora, la Turchia si è rimessa in moto, in un contesto internazionale in cui l'Europa è sfilacciata, il Medio Oriente è stato destabilizzato, i rapporti tra Usa e Russia sono diventati sempre più precari.

Serve un nuovo nemico? Eccolo: Mamma li Turchi!

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