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Mangiano il Panettone

Evitare la crisi, puntare alle europee


La partita si è spostata sul piano dei rapporti con la Commissione europea, che non solo ha mandato una prima lettera durissima, accusando l'Italia di una deviazione dagli obiettivi di risanamento mai registrata prima, ma poi ne ha fatto seguire un'altra, in cui rammentava che nella primavera scorsa aveva solo sospeso una procedura di infrazione per debito eccessivo: trappola pronta a scattare.

La controproposta italiana, con la riduzione al 2,04%, è stata accolta con ilarità. "Un calamento di braghe", è stato il commento più garbato. Il compromesso è stato trovato nel mantenimento formale delle regola prevista dalla riforma Fornero (67 anni di età con 20 di contributi o 42 anni e 10 mesi) e l'inserimento di una serie di deroghe: dal 2019 e fino al 2021 sarà possibile andare in pensione con 62 anni di età e 38 di contributi.

Aperto il varco, ci si aspettava una nuova sortita di Bruxelles.

Il trascorrere del tempo ha invece giocato a favore dell'Italia: giorno dopo giorno, le previsioni economiche mondiali sono peggiorate, e soprattutto le proteste popolari in Francia, provocate dai Gilet gialli, hanno obbligato il governo di Parigi ad allargare i cordoni della borsa, aumentando il salario minimo di 100 euro mensili, riducendo i prelievi sulle pensioni fino a 2000 euro, sopprimendo tutti gli aumenti sulle accise dei carburanti, l'energia elettrica ed il gas che erano stati previsti per il 2019. La spesa ulteriore dovrebbe superare ampiamente i 10 miliardi di euro, portando così il rapporto deficit/Pil della Francia nel 2019 al 3,4%.

A questo punto il 2,04% dell'Italia non poteva essere più censurato, perché si sarebbe dovuto fare altrettanto con la Francia.

Purtroppo non si profila niente di buono all'orizzonte.

Se si dovesse aprire un'altra crisi, per via della Hard-Brexit o di una tempesta sui derivati finanziari detenuti dalle banche del nord Europa, si dovrà ricorrere a misure di vera, assoluta emergenza.

Bisogna comunque attendere le elezioni di fine maggio, per il rinnovo del Parlamento europeo e della Commissione. Solo allora, se prevarrà uno schieramento maggioritario delle forze che sono favorevoli ad un sistema di sviluppo economico e sociale più equilibrato, si potrà ricominciare a discutere seriamente del futuro.
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