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Ricchi, ma ancora un po' scemotti

Gli Italiani, strozzini di sé stessi

La verità, prima o poi, viene a galla.

E' di questa settimana il riconoscimento, anche sulla grande stampa, del fatto che l'Italia non è poi messa malaccio come si dice in continuazione: la sua posizione finanziaria netta sull'estero, nel confronto tra attività e passività complessive, è ormai quasi in pareggio.

Alla fine del terzo trimestre 2018, il saldo è stato negativo per soli 54,7 miliardi di euro (neppure il 3% del PIL), mentre era ancora di -141 miliardi alla fine del secondo trimestre 2017. Il miglioramento prosegue da diversi anni, trainato dal consistente attivo della bilancia dei pagamenti correnti.

Spicca, in particolare, la posizione finanziaria netta della componente privata dell'economia italiana (assicurazioni, fondi, famiglie ed imprese), il cui saldo è stato positivo per ben 969 miliardi di euro, vantando attività all'estero per 1.918 miliardi di euro, di cui 1.244 per investimenti di portafoglio.

Nel 2018, il surplus di conto corrente con l'estero è stato pari a 45,3 miliardi di euro (2,6% del PIL) rispetto ai 48 miliardi del 2017. Mentre l'avanzo per le merci si è ridotto da 55,8 a 48,5 miliardi, i proventi netti da investimenti sono aumentati da 10,8 a 14 miliardi di euro (0,8% del PIL). L'Italia ha dunque pagato all'estero interessi, profitti e rendite per 57,4 miliardi, incassandone per 71,4.

I saldi commerciali attivi, insieme a quelli attivi nel bilanciamento tra rendite finanziarie incassate dall'estero e pagate all'estero, ci hanno fatto recuperare una solidità insospettata: gli italiani, se solo lo volessero, potrebbero comprarsi dagli stranieri tutto il debito pubblico che questi ultimi detengono, guadagnandoci davvero nello scambio.

Già, perché molti italiani, in questi anni, sono stati terrorizzati dallo spread che impazzava, e sono stati indotti a portare i propri risparmi all'estero, investendo soprattutto in Germania, anche se lì i titoli di Stato hanno rendimenti negativi.

Scemotti, quindi, molti italiani continuano a consegnare allo Stato tedesco più euro di quanti questo stesso promette di restituire loro alla scadenza dei titoli.

Se il debito pubblico della Germania cala in continuazione, è soprattutto per via dei sacrifici che sono stati fatti soprattutto dagli investitori stranieri, quelli che si vedono falcidiato il capitale versato, non solo per i sacrifici imposti ai contribuenti tedeschi.

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