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Magie a Francoforte

La BCE si compra tutto il nuovo debito pubblico italiano e lo spread sparisce

Mentre a Bruxelles ancora si litiga sul Next Generation Ue e sul nuovo quadro finanziario settennale 2021-2026, è stata la BCE a prendere in mano le redini della situazione. Ha varato già a marzo di quest'anno in piena pandemia il PEPP (Pandemic Emergency Purchase Program), con una dotazione complessiva portata a 1.350 miliardi di euro, per comprare i titoli pubblici sul mercato, con l'orizzonte a 15 mesi, con scadenza a giugno 2021. Il paragone va fatto con il Qe di Mario Draghi, iniziato il 9 marzo del 2015 e concluso il 1° dicembre 2019, e poi ripreso in sordina nel novembre 2019 con la denominazione PSPP (Public Sector Purchase Program) con nuovi acquisti netti.

I due programmi, PEPP e PSPP, hanno cumulato i propri effetti, evitando un massacro: i mercati non avrebbero mai potuto assorbire l'enorme quantità di nuovo debito pubblico che è stato emesso dai governi per fronteggiare le conseguenze economiche e finanziarie della epidemia di Covid-19.

Per quest'anno, i numeri del bilancio pubblico italiano suscitano raccapriccio: nella Nadef, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza appena presentata al Parlamento, si prevede:
  • il PIL che cala del 9%;
  • il deficit che schizza a 178 miliardi di euro (una enormità rispetto ai 29 miliardi di deficit del 2019, in calo rispetto ai 39 miliardi del 2018 ed ai 43 miliardi del 2017) al fine di finanziare quattro provvedimenti di emergenza (Cura Italia, Liquidità, Rilancio, Agosto);
  • il rapporto debito/PIL che passa dal 134,8% al 158%.
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