(Teleborsa) - All'inizio della settimana è arrivata come un fulmine a ciel sereno, la granitica dichiarazione dell'
Organizzazione Mondiale della Sanità che definisce le carni rosse lavorate cancerogene e quindi categorizzate nella lista 1 assieme ad amianto, tabacco e fumi da diesel. Le
carni rosse in cui sono inserite manzo, agnello e maiale sono state messe nella lista 2A come probabili cancerogene in compagnia del
glifosato, componente di molti diserbanti. Il rapporto dell'OMS cita come effetti delle scorpacciate a base di salami, salsicce e speck il
cancro all'intestino, al pancreas ed alla prostata.
La nuvolaglia di proteste, commenti ed esaltazioni sul tema che ha sovrastato tutte le altre notizie della settimana, non è scemata anzi prende vigore poiché, oltre alla carne, è entrato
nel mirino dell'OMS il caffè, il "vizio" più amato dagli italiani. Nel frattempo, al di là delle tematiche
mediche, dietro le polemiche c'è chi, come i produttori di sementi OGM e tutta l'industria chimica che rifornisce l'
agricoltura, si sta sfregando le mani per l'inatteso colpo all'industria dell'allevamento e
trasformazione della carne: se sulle tavole ci sarà meno carne abbonderanno le bistecche di soia!
Secondo l'
International Agency for Research on Cancer, un'agenzia intergovernativa dell'OMS, il consumo giornaliero di 50 grammi di salumi produce un aumento del
18% della probabilità di ammalarsi di tumore al colon nella propria vita. Nei paesi occidentali il rischio individuale di contrarre una simile malattia è, per ogni individuo, intorno al 5% e quindi una aumento del 18% porta la probabilità al
5,9%. Questi numeri, che molti si sono ben guardati da spiegare in tali termini, lasciano dubitare sull'enfasi contro il consumo di
salumi mentre nulla di analogo succede contro le tonnellate di sostanze chimiche pericolose che ogni giorno irrorano i campi coltivati a
vegetali tanto ambiti agli ortodossi della vita vegetariana.
La perplessità aumenta se si considera che nella lista 1 c'è anche la
luce solare e quindi, se tanto ci dà tanto, visto il crollo della vendita di carni ed insaccati di quest'ultima settimana, se si evocasse con uguale forza lo spettro del
cancro contro i raggi del sole c'è da aspettarsi che alcuni inizierebbero ad andare in giro vestiti con il
burqa e molti altri con generose scorte di crema solare.
Non c'è alcuna intenzione di seguire teorie complottistiche che abbondano nei
social network, ma è naturale porsi la domanda sulla disparità di trattamento riservato dai media alla bistecca ed ai salumi, quest'ultimi vere glorie italiane in tutto il mondo, mentre si sottace sulle sostanze utilizzate abitualmente in agricoltura o nell'industria come ad esempio il teflon che ricopre le padelle antiaderenti di uso domestico. Pochi sanno che alle alte temperature il teflon produce acido perfluorottanico, dichiarato componente potenzialmente cancerogeno dalla statunitense
Environmental Protection Agency, quindi, quanto si è letto nei giorni scorsi e visto in tutti i
telegiornali della Repubblica, somiglia all'intervento di un arbitro, ovvero i media, che interviene a favore di una squadra di serie A, le multinazionali chimiche e del Biotech
OGM, che gioca contro una compagine del campionato dilettanti rappresentata dalle industrie artigiane, la media industria degli insaccati e gli
allevatori.
I dubbi sulla vicenda ci sono e il sospetto si alimenta rendendo naturale l'italica
abitudine che a pensar male è peccato, ma, come spesso accade, spesso ci si indovina... o no?