(Teleborsa) - Il dato di febbraio sul commercio al dettaglio, seppure in miglioramento rispetto alle attese,
conferma che i consumi stentano a ripartire. Questo il commento dell'Ufficio Studi di
Confcommercio alle rilevazioni
sulle vendite al dettaglio diffuse dall'
Istat. "L'incremento congiunturale dello 0,9% in termini reali dell'indice, esclusivamente dovuto alla componente alimentare, è solo frutto di un rimbalzo statistico dopo la doppia flessione di dicembre e gennaio scorsi. Infatti, nel confronto tendenziale con febbraio 2017, la variazione delle vendite in quantità è pari a zero".
Secondo
Confcommercio,
"
l'intonazione dei consumi resta, dunque, debole e nell'attuale
vacatio governativa, soprattutto rispetto agli assetti di finanza pubblica e al destino delle clausole di salvaguardia,
sembrano rafforzarsi le incognite e i timori per una crescita del PIL nell'anno in corso inferiore a quella registrata nel 2017".
Sembra essere dello stesso parere anche
Coldiretti che pone l'accento sui consumi che continuano a rimanere stagnanti. Nel commentare il calo su base annua delle vendite a febbraio, l'associazione degli agricoltori spiega che "la situazione di difficoltà è resa evidente dal fatto che a
far registrare l'aumento tendenziale più rilevante sono i discount alimentari con un balzo del 5,3% mentre il maggior calo si rileva per gli ipermercati sempre a prevalenza alimentare (-5,4%). Per questo "occorre scongiurare il previsto aumento dell'IVA che colpirebbe anche beni di prima necessità come
carne, pesce, yogurt, uova, riso, miele e zucchero con aliquota al 10% e vino e birra con aliquota al 22%. Gli effetti sarebbero drammatici sui redditi delle famiglie più bisognose e sull'andamento dei consumi in settori come quello alimentare che è determinante per sostenere la ripresa in atto. La spesa alimentare, infatti, è la principale voce del budget delle famiglie dopo l’abitazione
con un importo complessivo di 215 miliardi ed è quindi un elemento importante per la ripresa dell’economia".