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Confcommercio taglia stime PIL e consumi

Il Deficit potrebbe arrivare al 2,8% con queste previsioni aggiornate e senza considerare l'eventuale aumento dell'IVA

Economia, Welfare
Confcommercio taglia stime PIL e consumi
(Teleborsa) - La crescita dell'Italia sta rallentando all'1,1% previsto per il 2018 ed all'1% nel 2019. Sono queste le previsioni più pessimistiche formulate dall'associazione di categoria Confcommercio, in occasione del consueto convegno sulla fiscalità "Meno tasse per crescere".

Le stime aggiornate, che incorporano un taglio di un decimo di punto del PIL, sono state annunciate oggi, 26 settembre 2018, dal direttore del Centro studi Confcommercio, Mariano Bella, alla vigilia della presentazione della Nota di aggiornamento al DEF (Documento di Economia e Finanza), che servirà come parametro per le stime sul deficit e sulle risorse a disposizione del governo.

Consumi al palo

Per il 3° trimestre del 2018 si stima una crescita in frenata allo 0,8% (era 1,7% nel medesimo trimestre del 2017). Parallelamente, sono state ridotte anche le indicazioni sulla crescita dei consumi, attesi a +0,9% quest'anno ed a +0,8% il prossimo.

Sottovalutato rischio aumento IVA

Queste valutazioni sono valute a patto che non scattino dal 1° gennaio 2019 le clausole di salvaguardia (aumento accise e IVA). Confcommercio giudica infatti l'aumento dell'imposta indiretta sui consumi un "rischio sottovalutato", perché con un aumento dell'IVA si ridurrebbero ancor più i consumi, indicati a +0,3% nel 2019, portando la crescita economica addirittura allo 0,6%.

Deficit atteso al 2,8% e 15 miliardi per le misure annunciate

Secondo l'associazione dei commercianti, le misure preannunciate dal governo - flat tax, reddito cittadinanza e rottamazione Fornero - spingeranno il deficit al 2,8% del PIL. Infatti, il Centro Studi quantifica il costo di queste misure in 5 miliardi per una "mini" flat tax, 5 miliardi per l'avvio in forma ristretta del reddito di cittadinanza, 5 miliardi per la revisione della legge sulle pensioni (quota 100), cui si aggiungerebbero altri 2,2 miliardi di spesa per interessi aggiuntiva sul maggior deficit.C'è poi da sommare il costo delle spese indifferibili, mentre non impatterebbe sul saldo strutturale la pace fiscale, stimata in 5 miliardi.


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