(Teleborsa) -
Si prospettano tempi duri per la produzione del petrolio, non più sufficiente a rispondere alle esigenze di mercato. A capovolgere la situazione vissuta dal greggio a fine 2018, periodo in cui correva ben oltre i consumi, sono le situazioni politico-economiche imperversanti all'interno dei principali paesi produttori.
Tra i tagli Opec, la crisi in Venezuela, la tensione esplosiva in Libia e le prossime sanzioni Americane contro l'Iran, l'offerta di barili estratti non risulta più sufficiente e, a detta sia dell'Agenzia internazionale dell'energia sia del rapporto mensile dell'Opec, le scorte petrolifere, che da febbraio hanno ricominciato a scendere, continueranno il loro trend ribassista.
Se la domanda continuerà a mantenere i ritmi attuali, si potrebbe vivere un ulteriore rincaro del greggio, che si è già apprezzato di oltre il 30% da inizio anno.
Attualmente il
barile di Brent, referente europeo dell'oro nero, si attesta a
quota 71,50 dollari (+67 centesimi) e il
Wti, referente americano, va a quota 64,09 dollari (+0,53 centesimi).