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Election Day, al referendum vince il Sì. Regionali premiano voto utile e liste presidenti

Pd primo partito in Toscana. Male M5s, Iv e Fi. Covid non svuota i seggi, alto il dato dell'affluenza

Economia
Election Day, al referendum vince il Sì. Regionali premiano voto utile e liste presidenti
(Teleborsa) - Un Sì che trionfa con il 69,57% dei voti mentre il No rimane fermo al 30,43%. Questo l'esito del referendum costituzionale sul taglio al numero dei parlamentari, quando mancano circa mille sezioni da scrutinare. Alle regionali vince il protagonismo dei presidenti eletti, le cui liste civiche risultano il primo partito nel Veneto di Luca Zaia e nella Liguria di Giovanni Toti. Ma è anche una tornata all'insegna del voto utile, determinante in Toscana e Puglia dove è stato significativo il voto disgiunto di molti elettori del M5s. I dati definitivi si avranno solo in nottata ma dalle prime proiezioni basate su un campione significativo di seggi scrutinati emerge un risultato modesto per il Movimento di Vito Crimi mentre il Pd conquistando il 34% risulta il primo partito in Toscana lasciando indietro Italia Viva, ferma al 3,7%. Si profila un 3 a 3, con il centrosinistra che mantiene anche la Campania di Vincenzo De Luca e perde le Marche, dove è in vantaggio Francesco Acquaroli (Fdi), mentre il centrodestra si conferma alla guida della Liguria, con Toti, e del Veneto, con il leghista Zaia.

Sul fronte del referendum è il Friuli Venezia Giulia la regione con la più bassa percentuale di Sì (59,57%). Plebiscito per il Sì invece nelle regioni del Sud, con quasi l'80% in Molise, e il 77% di Calabria e Campania, mentre Puglia, Basilicata e Sicilia raggiungono oltre il 75% dei consensi. Al Nord e al Centro soltanto il Trentino Alto Adige supera il 70%. Nel dettaglio, sempre sulla base dei dati provvisori, questo il voto nelle regioni, : in Valle d'Aosta (68,00% Sì - 32,00% No); Piemonte (68,41% Sì - 31,59% No); Lombardia (68,12% Sì- 31,88% No); Trentino Alto Adige (70,84% Sì - 29,16% No); Friuli Venezia Giulia (59,57% Sì - 40,43% No); Veneto (62,64% Sì - 37,36% No); Liguria (63,84% Sì - 36,16% No); Emilia Romagna (69,54% Sì - 30,46% No); Toscana (66,01% Sì - 33,99% No); Marche (69,20% Sì - 30,80% No); Umbria (68,72% Sì - 31,28% No); Lazio (65,80% Sì - 34,20% No); Abruzzo (73,76% Sì - 26,24% No); Molise (79,89% Sì - 20,11% No); Campania (77,41% Sì - 22,59% No); Puglia (75,24% Sì - 24,76% No); Calabria (77,58% Sì - 22,42% No); Basilicata (75,88% Sì - 24,12% No); Sicilia (75,88% Sì - 24,12% No); Sardegna (66,85% Sì - 39,15% No). Stando all'analisi di Tecneitalia, nel centrosinistra il No avrebbe prevalso nell'elettorato del Pd col 55%, di Italia Viva (77%) e de La Sinistra (58%) mentre tra l'elettorato del centrodestra avrebbe prevalso il Sì (75% FdI, 76% FI, 78% Lega).

Per quanto riguarda le elezioni regionali da sottolineare è il distacco più marcato del previsto dei candidati del Pd sugli antagonisti di centrodestra. In Puglia Michele Emiliano è al 46,1% rispetto al 37% di Raffaele Fitto, mentre in Toscana Eugenio Giani è al 47,2% contro il 40,8% di Susanna Ceccardi. In attesa dello scrutinio reale sembra essere stato decisivo il voto disgiunto di molti elettori di M5s, che hanno sì votato la lista del Movimento ma hanno votato come presidente i candidati con più chance di vittoria, cioè Emiliano e Giani. I candidati Governatori di M5s hanno ottenuto meno voti di quanto lasciassero pensare i sondaggi. In Puglia Antonella Laricchia si attesta all'11,9%, 3-5 punti meno delle aspettative, e in Toscana Irene Galletti non va oltre il 7,1%. In Puglia determinante è stato il voto di preferenza sui numerosissimi candidati al Consiglio regionale delle 15 liste che sostenevano Emiliano. In Veneto la Lista Zaia è al 47,3%, mentre la Lega ottiene il 14,9%, Fdi l'8,3% e FI il 2,6%. In Liguria la Lista di Toti sale al 22,1% rispetto al 16% della Lega, al 9,4% di Fdi e al 4,3% di FI. Distacco netto del Pd in Campania con De Luca al 67% e Stefano Caldoro al 18%.

Nonostante l'emergenza Covid-19 risulta alto il dato dell'affluenza, che sfora il 54% per il referendum e si avvicina al 58% per le regionali.









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