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Istat, deficit lievita al 10,3% del PIL. Giù redditi e consumi famiglie

E' quanto rileva l'ultimo rapporto dell'Istat che conferma i riflessi della crisi innescata dalla pandemia di Covid-19 e l'aumento della spesa pubblica

Economia, Macroeconomia
Istat, deficit lievita al 10,3% del PIL. Giù redditi e consumi famiglie
(Teleborsa) - Cresce l'incidenza del deficit sul PIL al 10,3% nel secondo trimestre 2020, per la decisa riduzione delle entrate, legata alla contrazione dell’attività economica, e per il consistente aumento delle uscite, su cui hanno inciso le misure di sostegno introdotte per contenere gli effetti negativi dell’emergenza sanitaria ed economica.

E' quanto segnala l'ultimo rapporto trimestrale dell'Istat, secondo cui il saldo primario (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato negativo, con un’incidenza sul PIL del -5,9% (+4,1% nel secondo trimestre del 2019) ed il saldo corrente anch'esso negativo, evidenzia un’incidenza sul PIL del -6,3% (+3,3% nel secondo trimestre del 2019).

La pressione fiscale è stata pari al 43,2%, in crescita di 1,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nonostante la marcata riduzione delle entrate fiscali e contributive.

Crollo redditi famiglie. Italiani più formiche

In caduta il reddito disponibile delle famiglie, che ha registrato una contrazione marcata del 5,8% rispetto al trimestre precedente, seppure molto meno ampia di quella registrata dal PIL nominale, che si è tradotta in una riduzione del potere di acquisto (-5,6%) per effetto della dinamica negativa dei prezzi.

La contrazione dei redditi si è riflettuta sui consumi, che sono diminuiti dell’11,5%, mentre la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari al 18,6%, in aumento di 5,3 punti rispetto al trimestre precedente.

Profitti imprese al palo ma tengono investimenti

La quota di profitto delle società non finanziarie, stimata al 39%, è diminuita di 2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Il tasso di investimento è aumentato di 1 punto percentuale rispetto al trimestre precedente, salendo al 22,1%, quale risultato di un calo degli investimenti meno marcato di quello del valore aggiunto.


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