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Borsa, un esercito di 2.000 PMI "idonee" a quotarsi

E' quanto rileva uno studio della Banca d'Italia disegnando l'identikit delle imprese potenzialmente quotabili. La tendenza al debutto in Borsa riprenderà con la fine dell'emergenza pandemica

Finanza
Borsa, un esercito di 2.000 PMI "idonee" a quotarsi
(Teleborsa) - Un esercito di 2.000 piccole e medie imprese italiane che potrebbero quotarsi in Borsa, a dispetto dello shock provocato dalla pandemia di Covid-19 sull'economia. E' la sintesi di uno studio diffuso dalla Banca d'Italia su "L'impatto della crisi da Covid-19 sull'accesso al mercato dei capitali delle Pmi italiane".

L'esperienza pre e post Covid

Si tratta di un'analisi che, esaminando le caratteristiche di 88 imprese italiane ammesse al mercato AIM Italia tra il 2013 e il 2019, individua il profilo di una PMI che decide di quotarsi in borsa e, in base a questo identikit, determina il numero di PMI potenzialmente quotabili. I risultati mostrano la presenza di quasi 2.800 PMI che si rivelavano "idonee" alla quotazione nel periodo pre-Covid prima.

Impiegando simulazioni sui bilanci aziendali per il 2020 e tenendo opportunamente conto degli effetti della prima ondata della pandemia, lo stesso tipo di stima viene elaborata per il 2021, anno in cui si ipotizza che "la tendenza alla quotazione in borsa possa riprendere dopo che la crisi da Covid-19 si sarà esaurita", coinvolgendo almeno 2mila imprese, dopo gli effetti della crisi sanitaria hanno ridotto del 20-25% il numero di PMI potenzialmente quotabili.

L'identikit della PMI che debutta in Borsa

Lo studio condotto dagli economisti Giuseppe Buscemi, Simone Narizzano, Francesco Savino e Gianluca Viggiano mette in evidenza che il "profilo" dell'impresa disposta a quotarsi in Borsa individua una società di medie dimensioni, perlopiù attiva nella produzione di macchinari, nell'industria alimentare e nel commercio all'ingrosso (fatta eccezione per i veicoli).

Troppo credito, scarsa capitalizzazione

Analizzando in generale le caratteristiche del sistema italiano, lo studio evidenzia che le imprese italiane hanno fatto ricorso più al finanziamento bancario e meno alla raccolta di capitale di rischio e che ciò si è tradotto in un sottodimensionamento del mercato borsistico italiano rispetto alle altre economie avanzate. Il rapporto tra capitalizzazione di mercato e PIL, infatti, risultava pari al 36% in Italia a fine 2019, al 100% in Francia e Regno Unito e superiore al 50% in Germania.

Negli ultimi anni - si sottolinea - è aumentato il numero di ammissioni di PMI, grazie alla nascita di un mercato ad hoc, l'AIM Italia, ed a misure legislative e di mercato che hanno ridotto gli oneri di quotazione. UNa tendenza che si è interrotta con la prima ondata della pandemia.
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