(Teleborsa) - "L’imposizione del tetto del
5% sulle commissioni dei buoni pasto generera` costi nascosti per almeno 180 milioni di euro l’anno, che graveranno direttamente sulle aziende che acquistano buoni pasto per i propri dipendenti. Questa dinamica e` destinata a tradursi in un impoverimento del welfare aziendale e a ridurre il potere d’acquisto dei lavoratori, compromettendo
l’efficacia di uno strumento fondamentale per il benessere dei dipendenti e la competitivita` delle imprese".
Matteo Orlandini, presidente di ANSEB (Associazione Nazionale Societa` Emettitrici Buoni Pasto) ribadisce la contrarieta` della categoria all’articolo 37 della Legge Concorrenza 2024 (n. 193/2024), pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 17 dicembre, che introduce un tetto massimo del 5% alle commissioni nei contratti tra societa` emettitrici di buonipasto e rete commerciale. La norma prevede l’applicazione del tetto ai nuovi contratti stipulati a partire dal primo gennaio 2025, mentre gli accordi esistenti dovranno conformarsi entro il primo settembre 2025.
"Avremo
meno di otto mesi per riformulare circa 300mila contratti, tra aziende clienti ed esercenti – prosegue Orlandini – La norma, tuttavia, lascia ancora aperti alcuni interrogativi, in particolare legati alla differenza tra offerta base e servizi aggiuntivi: se il costo di tali servizi venisse incluso nella commissione, si determinerebbe una ulteriore compressione della concorrenza e delle risorse disponibili, a scapito dell’innovazione e della qualita` del servizio. E a pagarne le conseguenze, ancora una volta, sarebbero aziende e lavoratori".
Secondo una recente indagine effettuata da AIDP (Associazione Italiana dei Direttori del Personale), il 66% degli HR manager teme che la nuova misura sulle commissioni dei buoni pasto costringera` la propria azienda a tagli e rimodulazioni delle risorse sul welfare interno. Nello specifico, il
39% afferma che dovra` tagliare altre voci di spesa HR per l'incremento del costo del buono pasto; il 15% che dovra` ridurre il valore facciale del buono pasto e il 13% dovra` ricorrere ad altre azioni di sostegno al potere d'acquisto dei lavoratori.
"Introdotta per ironia della sorte dalla Legge Concorrenza, la nuova norma sui buoni pasto e` in realta` una misura profondamente anticoncorrenziale, che limita la libera determinazione dei prezzi e penalizza la sostenibilita` del mercato a vantaggio di una sola categoria, la grande distribuzione organizzata – conclude
Matteo Orlandini - ANSEB e` disponibile a dialogare con il Governo per individuare soluzioni che rafforzino il potere d’acquisto dei lavoratori e la sostenibilita` del sistema. Innalzare l
a soglia di detassazione dei buoni pasto da 8 a 10 euro rappresenterebbe, in tal senso, un passo concreto e strategico: un investimento capace di garantire piu` risorse per il welfare aziendale, qualita` dell’offerta e una sana concorrenza tra le societa` emettitrici. Una misura, questa si`, di cui beneficerebbero tutti, dai lavoratori alle imprese, fino alla rete commerciale".