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Cambio della guardia

Nuovi problemi prendono il posto dei vecchi


L'esperienza della prima guerra mondiale, iniziata senza che nessuno davvero la volesse, insegna però che bisogna essere cauti e che non si deve mai sopravvalutare la freddezza e la razionalità dei protagonisti. Un conflitto regionale ampio, con severe implicazioni per l'economia globale, va però ancora tenuto come scenario di coda. In questi casi è doveroso ridurre al massimo l'esposizione a leva e comprare protezione. Chi non se la sente di comprare massicciamente put può comunque spostarsi su azioni difensive e acquistare oro.

Quanto all'altra grande preoccupazione del mercato, i tassi a lungo, possiamo vedere il loro permanere su livelli elevati come un'alternativa a eventuali altri rialzi dei tassi di policy. Una curva dei tassi meno invertita è un inizio di normalizzazione che, come tale, va visto come fisiologico. È un prezzo che si paga quasi volentieri se dall'altra parte c'è un'economia globale che si difende bene.

Niente è mai perfetto (e se lo è non lo resta a lungo), ma chi avrebbe protestato troppo, 6 o 12 mesi fa, se avesse potuto prevedere quello che si sta verificando sotto i nostri occhi, ovvero un'economia americana che sta crescendo a una velocità annualizzata superiore al 3 per cento, un'ottima tenuta del mercato del lavoro e un'inflazione salariale moderata? Chi, tre mesi fa, avrebbe sperato in un'economia cinese che cresce (con qualche aiuto) più del 4 per cento e in un'Europa che riesce ancora a bilanciare le sue aree di debolezza con la tenuta complessiva della sua economia?

Sono questi segni di forza che ci inducono a rimanere investiti e ad accettare il prezzo dei tassi a lungo più alti. I tassi alti, d'altra parte, cominciano a costituire un'opportunità per gli investitori, in particolare per quelli in dollari.

Un'ultima considerazione sul debito pubblico italiano, che nei prossimi giorni andrà incontro al giudizio delle agenzie di rating internazionali.

Non c'è dubbio che con l'attenuazione dell'inflazione (che nei due anni passati ha eroso lo stock reale del nostro debito pubblico) e con una crescita in rallentamento (che limita le entrate fiscali) la situazione sia oggi più complessa. Lo è però per tutti, non in particolare per l'Italia.

L'Italia ha uno stock di debito che, paragonato al Pil, è di 20-25 punti più alto rispetto a quello degli Stati Uniti e della maggior parte dei paesi europei. Questa differenza che ci portiamo dietro non è però aumentata negli ultimi dieci anni e continuerà, nell'orizzonte prevedibile, a rimanere costante. Quanto alla politica fiscale, il disavanzo pubblico italiano sarà nel 2024 pari a quello francese e inferiore a quello degli Stati Uniti.

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