Milano 12-dic
43.514 -0,43%
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Dow Jones 12-dic
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Londra 12-dic
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USA: un debito esplosivo nella trappola del dollaro


Da quel tempo si è avviata la rivoluzione finanziaria che ha finito per destabilizzare il sistema occidentale; la spinta alla massimizzazione della ricchezza ha giustificato la ricerca esasperata della riduzione dei costi di produzione che ha portato ad appaltare all'est asiatico il sistema manifatturiero americano che era la loro forza. Il dato più evidente è il calo della percentuale di addetti alla manifattura che è passato dal 40% della fine degli anni ottanta al 10% attuale a favore dei posti nel settore terziario - banche, assicurazioni, finanza e servizi - che mostra oggi l'estrema finanziarizzazione dell'economia reale. Tutto è stato fatto per fare crescere i dati del mercato borsistico e le aspettative di crescita infinita delle quotazioni; gli stessi principi contabili sono stati stravolti per gonfiare gli indici di borsa, infatti era concesso di inserire tra i ricavi, gonfiandoli, anche le aspettative di futuri guadagni, quando il vento è girato dopo Lehman e le aspettative sono diventate negative il sistema è andato in loop anticipando le aspettative di future perdite.

Quindi il taglio dei costi e dell'economia reale ha finito per erodere la reddittività del sistema che ha sempre confidato sul ruolo del dollaro come moneta di riferimento globale fino a quando l'ex-terzo mondo è diventato alternativo e con i BRICS è cominciata la guerra monetaria della dedollarizzazione; le transazioni internazionali in dollari sono passate dal 79% al 57% nel giro degli ultimi cinque anni e la dinamica gioca a loro favore. Di fronte a questa situazione diventa molto più difficile sostenere il rifinanziamento del debito Usa tramite la collocazione di un volume crescente di debito sui mercati internazionali e con il conseguente rischio di un processo di svalutazione del dollaro.

In questo contesto di difficoltà si sono inseriti i dazi di Trump alla disperata ricerca di riduzione di costi con azioni spesso slegate fra di loro che stanno provocando un crescente disagio sociale con l'aumento della disoccupazione del tenore di vita degli americani. I dazi verso i paesi esteri per recuperare un incremento delle entrate fiscali finiscono per avere un effetto sui maggiori costi dovuti al riacquisto delle produzioni appaltate ad altri paesi, sulla dinamica inflazionistica e sulla debolezza del dollaro stesso. I precedenti esperimenti di azione sui dazi hanno sempre avuto un esito negativo ed anche il taglio delle spese non può avere effetti immediati sui conti pubblici ed anche la scommessa di riportare in patria le produzioni appaltate all'estero ha tempi di realizzazione ed esiti estremamente incerti comunque non compatibili con i tempi brevi necessari a contenere l'esplosiva crescita del debito pubblico.
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